Segnare 15 punti nel quarto quarto contro i Detroit Pistons, se sei una squadra ritenuta da corsa per il titolo NBA, non è accettabile.
Ed è esattamente ciò che hanno combinato i Philadelphia 76ers di Joel Embiid e James Harden, che alla Little Caesars Arena di Detroit hanno rimediato una desolante sconfitta per 102-94, la terza in fila dopo i KO contro Suns e Bucks e assistito alla “sparizione” (non la prima) di James Harden dal parquet nel quarto quarto.
15-29 il parziale del quarto periodo per i Pistons che con Cade Cunningham, Saddiq Bey, Isaiah Livers e Kelly Olynyk sfruttano un parziale di 23-4 per una rara vittoria di prestigio in stagione.
Per James Harden una prova da 18 punti, 9 rimbalzi e 7 assist ma con 4 su 15 al tiro e 2 su 9 da tre punti, i Sixers tirano con 7 su 26 dalla lunga distanza e dei 94 punti di squadra, Joel Embiid da solo ne mette 37, con 15 rimbalzi e 7 palle perse.
E dopo la partita è toccato a coach Doc Rivers suonare l’allarme generale: “Abbiamo giocato con pochissima voglia stanotte, bene nei primi 8 minuti e poi basta. Siamo solo rimasti li in campo a vedere. Qualcosa che abbiamo fatto spesso ultimamente. E’ stata una di quelle serate. Se la panchina ha fatto fatica oggi? No, semplicemente non ha avuto molti tiri a disposizione quando era in campo. Lì è stato soprattutto James (Harden, ndr) che gli altri“.
Frase, quest’ultima, che Rivers ha pronunciato in risposta a una domanda sulle difficoltà offensive dei giocatori in uscita dalla panchina per Philadelphia, con soli 12 tiri distribuiti tra i vari Danny Green, Georges Niang, Shake Milton, DeAndre Jordan e Furkan Korkmaz. “E’ una cosa che aggiusteremo, è un KO che può esserci utile perché ci ha mostrato come non dobbiamo giocare“.
Col KO contro Detroit, i Sixers (46-20) sono scesi al quarto posto a Est, un passo falso che si inserisce però in una porzione finale di calendario agevole per Philadelphia, che può ancora puntare alla testa di serie numero 1.