LeBron James non aveva parlato con i media dopo la rovinosa sconfitta dei suoi LA Lakers contro i Denver Nuggets, un evento insolito per LBJ anche nei momenti più complicati sul campo, in passato.
La sua frustrazione era stata del resto ben visibile in campo, errore difensivo dopo errore difensivo di una squadra che sabato a Denver ha toccato il fondo tecnico, in questa stagione. Il fatto che vi siano ancora 41 partite da giocare per i Lakers, visto lo spettacolo offerto di recente, potrebbe anche non essere una buona notizia: c’è la possibilità che il resto della stagione si trasformi in una lenta processione verso un’altra off-season di cambiamenti profondi.
Ciò su cui si può scommettere senza fallo è la voglia di LeBron James di reagire, in campo e anche sul mercato, al momento no. King James è tornato a parlare via Twitter dopo Denver, promettendo come al termine della deludente stagione 2018\19, la sua prima a Los Angeles, che la squadra tornerà “a fare meglio”, scusandosi per lo spettacolo offerto.
La promessa del 2019 fu di ben altro tono, va detto. Ma James tenne fede alla sua parola e nel 2020 nella bolla anti-Covid di Orlando arrivò il primo titolo NBA dal 2010 per i Lakers.
I gialloviola oggi hanno ben altri problemi: prima di tutto le condizioni fisiche di Anthony Davis che sta recuperando da un infortunio al ginocchio sinistro, in secondo luogo il crollo verticale di prestazioni per Russell Westbrook, avvitato in una crisi di rendimento senza precedenti in carriere. Per terzo, un roster non all’altezza, con troppi veterani a fine corsa.
L’unica notizia positiva è lo scenario della Western Conference alle spalle del terzetto Suns, Warriors e Jazz e in attesa di verificare a tenuta a lungo termine dei Memphis Grizzlies. Tra Mavericks, quinti, e LA Clippers, noni, vi sono appena 4 vittorie di differenza e i Lakers si trovano nel mezzo. Pur con tutti i problemi del momento, un rientro alla grande di Anthony Davis potrebbe bastare persino a evitare i play-in.
Lakers, i movimenti di mercato possibili
Con la sua promessa LBJ potrebbe alludere anche a movimenti di mercato? Negli ultimi rumors, si parla spesso di Russell Westbrook, con i Lakers pronti a muoverlo per risistemare gli equilibri difensivi della squadra, con 4 trade possibili.
Ma oltre alla possibile trade per Russell Westbrook, cos’altro bolle in pentola in ottica mercato Lakers?
Stanley Johnson è stato confermato con un terzo contratto di 10 giorni, bisognerà scegliere se tenerlo fino al termine della stagione o farlo diventare nuovamente un free agent. Il ragazzo ha giocato 9 gare, viaggiando a 5.4 punti, 2.3 rimbalzi in 20.3 minuti in campo con percentuali positive. Stanley tira con il 46% complessivo dal campo ed è partito in quintetto 5 volte in 9 gare.
In uscita i nomi invece aumentano: secondo Jake Fischer, anche Dwight Howard è finito nel novero di giocatori in uscita ed in attesa di una trade. Con lui ci sono anche DeAndre Jordan e Kent Bazemore.
Il nome in entrata ricercato è sempre quello di Ben Simmons: messo fuori dal roster dai Sixers, resta l’oggetto del desiderio dei Lakers per blindare nuovamente la difesa con Anthony Davis. Per arrivarci sarà necessario mettere però in piedi una trade a 3 squadre almeno, scaricando il contratto di Westbrook e molti altri asset. I Lakers riusciranno a mettere le mani sul talento della scuderia, guarda caso, di Rich Paul?
Altro nome in ottica Lakers è quello di Grant, anche lui in uscita, anche lui ad Est, in questo caso però nei Detroit Pistons, squadra che è decisa a ricostruire tutto attorno al rookie terribile, Cade Cunningham. Per arrivarci i Lakers potrebbero mettere in piedi uno scambio a più squadre, di cui abbiamo parlato nell’articolo che trovi qui sotto!