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Efes(ta) grande

di Luigi Ercolani
Efes-CSKA: Ergin Ataman ha spodestato Obradovic, ora può essere il suo momento di gloria

Prima del 2019, l’ultima volta che l’Efes aveva disputato una Final Four, era stata l’annata 2000/2001, quella con due competizioni europee di alto livello separate dopo lo scisma di Sitges. Quello, per essere chiari, in cui le leghe professionistiche di Grecia, Spagna e Italia consumarono lo strappo con la FIBA, peraltro nello stesso mese di giugno in cui (curiosità cross-sportiva) a lasciare la località balneare a Sud di Barcellona era un ex-assistente allenatore di calcio che aveva abitato lì dal 1996 e che era destinato, a stretto giro di posta, a far parlare di sé dopo aver fatto ritorno in patria: ovviamente, era José Mourinho.

Anche Ergin Ataman ha iniziato come assistente, per la precisione proprio all’Efes. Era vice di Aydin Ors quando, nel 1996, la squadra di Istanbul vinse, in due gare, la coppa Korac contro l’Olimpia Milano di Boscia Tanjevic, che fu addirittura il primo titolo sportivo vinto da un club turco a livello continentale.

Da quel successo iniziò poi la sua carriera, che lo ha più volte, nel tempo, riportato all’Efes. E, come sottolineavamo due anni fa, ha allenato solo squadre di Istanbul, la nazionale turca o nel Bel Paese (Mens Sana e Fortitudo), avendo studiato nel liceo italiano presso la Sublime Porta. E così, quando nel dicembre 2017 il club di stanza al Sinan Erdem lo ha nuovamente accolto, nessuno si è stupito più di tanto.

Come anticipato, nel giro di un anno e mezzo Ataman è stato artefice non secondario di una stagione memorabile,culminata con la finale europea persa contro il CSKA Mosca. L’anno passato l’Efes era però crollato in modo sportivamente drammatico nelle proprie prestazioni, e c’erano non pochi dubbi, misti a curiosità, su quello che sarebbe stata l’annata europea dei biancoblù.

Il responso non si è fatto attendere. Partito in maniera altalenante, verso l’inizio di dicembre aveva conosciuto un netto calo, che sembrava precludere qualsiasi ambizione in ottica Eurolega. Errore: il nuovo anno ha portato con sé un Efes nuovamente carico, un vero rullo compressore che ha conosciuto solo un paio di battute d’arresto. Una marcia che ha una trazione prettamente offensiva.

Quello dei turchi è nel complesso un attacco spalmato che ha lo scopo di favorire l’attacco diretto al canestro, sia dei lunghi che degli esterni. Viene cavalcato anche il penetra-e-scarica, che costringe la difesa a collassare sull’incursore mentre un tiratore si apre, oppure un giro-palla, più spesso perimetrale ma che può arrivare anche in area: l’obiettivo è comunque far smuovere la difesa e creare vuoti d’area in cui potersi infilare.

Un’arma utile in questo senso è il pick&roll, che può essere giocato centralmente tra Micic e Dunston, tra Simon e Dunston e tra Larkin e Singleton, e lateralmente tra Larkin e Dunston, con taglio senza palla di Simon, o tra il croato e Sanli. La pericolosità degli esterni è un fattore cruciale: Larkin, Micic e Beaubois hanno le qualità per crearsi tiri dal palleggio o attaccare in penetrazione, ed entrambe sono, per i tre fantasisti, soluzioni affidabili.

I giochi non sono mai troppo elaborati, ma hanno in prima battuta la funzione di mettere in ritmo i grandi palleggiatori dell’Efes, permettendo loro di esprimere tutte le proprie qualità. I due centri, Sanli e Dunston, sotto attivati soprattutto sul blocco-e-giro, diventando una minaccia nel momento in cui possono attaccare il canestro in corsa. Tutte questi set offensivi, insieme a un contropiede primario che occupa in modo largo cinque corsie, rendono insidioso difendere contro la squadra turca.

Anche la retroguardia di quest’ultima, però, non è un elemento da sottovalutare. Nella propria metà campo, infatti, l’Efes intasa gli spazi in area, specie sul pick&roll centrale, scegliendo di lasciare spazio ai tiratori sul perimetro. Si segue la palla, si copre l’area del pitturato e ci si allunga se l’azione si sviluppa in angolo, recuperando forte in caso di ribaltamento. Sul pick&roll centrale si chiude le linea di penetrazione all’incursore, mentre su quello laterale si cambia: in entrambi i casi diventa centrale la figura di Singleton, per la sua orizzontalità, visto che sa sa aiutare sui compagni e poi recuperare in tempi rapidi.

È evidente che una squadra così sia esposta al vento delle giornate contrarie dei propri interpreti, ma allo stesso, se in forma, è difficilmente arginabile. L’Efes può quindi puntare alla corona europea? Visto il rendimento recente parrebbe proprio di sì, e sarebbe pur un segnale di rottura: da dopo quel famoso 2000/2001 la massima competizione europea di pallacanestro è sempre stata vinta da squadre che, in toto o in parte, sono sezioni cestistiche di polisportive che hanno un settore calcistico predominante. Se ad invertire questo trend potesse essere l’Efes, beh, sarebbe festa grande.

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