Home NBA, National Basketball AssociationApprofondimenti Rockets i playoff sono lontani, ma Christian Wood è la garanzia per il futuro

Rockets i playoff sono lontani, ma Christian Wood è la garanzia per il futuro

di Dennis Izzo
Christian Wood

La scorsa notte, gli Houston Rockets hanno incassato la loro sesta sconfitta consecutiva per la prima volta dal 2013, cadendo sul campo dei Washington Wizards (131-119 per i padroni di casa). Houston ha dovuto quindi dimenticare in fretta la striscia di sei vittorie di fila, rispettivamente contro Detroit, Dallas, Washington, Portland, New Orleans e Oklahoma City, nel corso della quale ha anche avuto la miglior difesa della lega, concedendo appena 102.8 punti per partita.  A far piombare i Rockets nei bassifondi della Western Conference (penultimo posto a Ovest con undici vittorie e sedici sconfitte) è stato anche e soprattutto l’infortunio occorso a Christian Wood nella gara vinta per 115-103 in casa dei Memphis Grizzlies lo scorso 5 febbraio. Il classe 1995 ha infatti accusato il riacutizzarsi di un problema alla caviglia che lo aveva già tenuto lontano dai campi nelle precedenti settimane. Un fulmine a cielo sereno per i Rockets, che hanno perso in un colpo solo il proprio centro titolare nonché miglior scorer, rimbalzista e stoppatore con 22 punti, 10.2 rimbalzi e 1.5 stoppate di media

Numeri che certificano la crescita esponenziale di un ragazzo che ha avuto non poche difficoltà a farsi un nome nella lega più competitiva al mondo. Nessuna squadra ha puntato su di lui al Draft (undrafted nel 2015) e le poche franchigie che hanno provato a dargli una chance non ci hanno creduto fino in fondo (tagliato dai Sixers nel 2016, dai Bucks nel 2018 e dai Pelicans nel 2019). La vera occasione per imporsi l’ha avuto lo scorso anno, in quel di Detroit, e l’ha sfruttata alla grande: per lui medie di 13.1 punti, 6.3 rimbalzi, un assist e una stoppata col 57% dal campo e il 39% da dietro l’arco, ma soprattutto 21.6 punti, 9.1 rimbalzi, 1.8 assist, 1.8 palle rubate e una stoppata col 56% al tiro e il 41% dalla lunga distanza nella parte conclusiva della regular season, tra febbraio e marzo. 

Christian Wood, una scommessa diventata certezza

Christian Wood

Christian Wood.

Nonostante ciò, Detroit ha deciso di non rinnovargli il contratto, preferendo puntare tutto su Jerami Grant, in uscita dai Denver Nuggets. Su Wood si sono quindi fiondati i Rockets, che dopo un tira e molla hanno trovato l’accordo, mettendolo sotto contratto con un triennale da 41 milioni di dollari nell’ambito di una sign-and-trade con i Pistons. Il nuovo head coach dei Rockets Stephen Silas gli ha dato immediatamente fiducia, consegnandogli il posto di centro titolare, e il 25enne nativo di Long Beach non solo non ha tradito le attese, ma si è anche imposto come uno dei migliori lunghi della Western Conference e dell’intera lega, tanto di risultare uno dei principali candidati alla vittoria del premio di Most Improved Player e da poter ambire a un posto all’All-Star Game (dopo la seconda tornata di votazioni dei tifosi, Christian Wood è ottavo tra lunghi e ali a Ovest con ben 525.018 voti, precedendo Brandon Ingram e Carmelo Anthony).

La sua firma in free agency è passata più inosservata del dovuto, ma Wood ci ha messo poco a far ricredere anche i più scettici e a far innamorare i tifosi dei Rockets. Nel suo repertorio c’è davvero di tutto, con tecnica ed eleganza nei movimenti abbinate a un notevole atletismo e a una wingspan di 2.22 metri: un mix ideale per un lungo moderno, che riesce a farsi valere sia nel pitturato, dove è in grado di fronteggiare anche avversari più grossi di lui, che dalla media distanza e da dietro l’arco. Rispetto alle prime fasi della sua carriera, inoltre, Wood è migliorato tantissimo anche nella metà campo difensiva, dove non era mai stato un fattore, per lo più a causa della scarsa determinazione a impegnarsi a fondo anche in difesa. 

Proprio quest’aspetto aveva contribuito ad aumentare le perplessità dei general manager delle trenta squadre della lega la notte del Draft 2015, in cui Christian Wood scoppiò in lacrime dopo che nessuna squadra lo scelse. Stavolta, però, c’è chi è disposto a dargli fiducia e a renderlo uno dei propri punti di riferimento principali, ossia quei Rockets che hanno da poco perso la loro icona dell’ultimo decennio, James Harden, e sembrano aver già trovato il nuovo volto della franchigia: con Wood in campo, Houston ha vinto la metà delle partite giocate (record 8-8), mentre senza l’ex Pistons ha un record di appena tre vittorie e ben sette sconfitte in dieci gare.  

Oltre a ciò, Christian Wood ha già messo a referto nove doppie doppie stagionali in diciassette presenze, il suo career-high per rimbalzi (18 lo scorso 16 gennaio contro gli Spurs), triple (5, sempre contro gli Spurs) e tiri segnati in una singola partita (14 contro i Blazers, in occasione del suo debutto ufficiale con la maglia dei Rockets). Traguardi speciali per un giocatore che tuttora in carriera ha più minuti giocati in G-League (3939 in 123 partite tra il 2015 e il 2019) che in NBA (2358 in 130 gare dal 2015 ad oggi). Quest’ultimo dato ovviamente rappresenterà molto presto soltanto un ricordo, ma allo stesso tempo mette ben in evidenza quanti ostacoli abbia dovuto sormontare Wood per ottenere la  definitiva consacrazione in NBA

Un giocatore imprescindibile per i Rockets

A questo punto della sua carriera, con una doppia doppia di media e un posto da titolare fisso in una squadra che ha spesso rivitalizzato numerosi giocatori incostanti o in declino, il prodotto di UNLV ha raggiunto il suo potenziale o può ancora salire di livello? Se è vero che rispetto agli anni passati, Wood ha affinato i mezzi tecnici a sua disposizione, migliorando alla grande i suoi numerosi punti di forza e combinando perfettamente tecnica e atletismo per risultare una minaccia sia sotto canestro che dietro la linea del tiro da tre punti, è pur vero che il nativo di Long Beach mostra di avere ancora ampi margini di miglioramento, in particolare per ciò che concerne la fase difensiva. 

In poche partite giocate al fianco di James Harden, prima della partenza di quest’ultimo, Wood ha dimostrato di poter essere il lungo ideale per far coppia con una point-guard dotata di tecnica sopraffina e gran visione di gioco, mettendo in bella mostra la sua capacità di giocare il pick-and-roll per mandare in confusione le difese avversarie e sorprenderle con poderose schiacciate dopo lunghe falcate in coast to coast o entrate al ferro con floater o layup. Wood si sta trovando benissimo anche al fianco di John Wall e ha dato un gran contributo all’ultimo arrivato Victor Oladipo, aiutandolo ad inserirsi al meglio nel nuovo contesto: non è un caso che proprio con l’ex Pistons in campo il classe 1992 abbia giocato le sue migliori gare in quel di Houston sin qui, per poi perdersi gradualmente dopo l’infortunio del numero 35.

Wood, del resto, rappresenta probabilmente la miglior certezza del presente e del futuro della franchigia texana, che sente di aver fatto un colpaccio forse troppo sottovalutato e passato in secondo piano rispetto ad altri affari andati in porto nella scorsa free agency.  Houston non ha mai avuto un lungo dalle sue caratteristiche, capace di giocare sia da centro che da ala grande e di ricorrere a numerose soluzioni in fase offensiva. I precedenti centri titolari dei Rockets dell’era Harden, ossia Dwight Howard e Clint Capela, erano infatti centri puri dominanti sotto le plance, ma il loro bagaglio tecnico non ha mai raggiunto il livello di quello di Wood, che ha nel suo arsenale svariate armi per punire le difese avversarie. Se in difesa i due centri sopracitati hanno sicuramente mostrato di avere molte più qualità, l’ex Pistons avrà modo di migliorare anche sotto quest’aspetto.

Christian Wood assieme ai compagni di squadra degli Houston Rockets.

Per i Rockets non è stato affatto semplice cominciare da capo dopo la partenza di James Harden e i recenti risultati dimostrano appieno quanto la perdita di una star tanto importante possa cambiare le sorti di una franchigia in men che non si dica. Se è vero che Houston ha perso molte partite principalmente per via delle tante assenze, è pur vero che i Rockets senza Harden hanno cambiato drasticamente il proprio obiettivo stagionale, passando dal lottare per il titolo all’inseguire un posto ai playoffs.

In questo senso, Wood è una delle poche garanzie, se non l’unica, per i texani, che possono fare affidamento su di lui per costruire la squadra del futuro. John Wall ha 30 anni e potrà diventare free agent al termine della prossima stagione, qualora non dovesse esercitare la player option per il 2022/2023, mentre Oladipo e Tucker sono in scadenza contrattuale e potrebbero andarsene prima della trade deadline e Eric Gordon ha un contratto fino al 2024, alla cui scadenza avrà quasi 36 anni. Il prezzo che i Rockets hanno dovuto pagare per accaparrarsi Wood (appena 41 milioni per i prossimi tre anni), inoltre, staranno facendo mangiare le mani al general manager dei Pistons e alle tante altre squadre alla disperata ricerca di un lungo affidabile e talentuoso. 

Il classe 1995 ha tutti i mezzi, sia fisici che tecnici (che hanno portato alcuni a paragonarlo addirittura ad Anthony Davis), per diventare in breve tempo uno dei migliori lunghi della lega e guadagnarsi un posto all’All-Star Game, che già quest’anno stava dimostrando di meritare ampiamente prima dell’infortunio. Proprio i frequenti problemi fisici rappresentano un possibile tallone d’Achille del nativo di Long Beach, ma il suo talento e, soprattutto, la sua voglia di rivalsa dopo i tanti momenti bui vissuti nel primo scorcio di carriera contribuiscono a formare un mix perfetto per imporsi definitivamente ad alti livelli e iniziare la scalata verso il successo e un futuro glorioso. Per sé e per i Rockets. 

You may also like

Lascia un commento