Il basket nello stato dell’Indiana è una vera e propria religione o, come direbbero oltreoceano, una vera e propria Hoosier Hysteria. Un isterismo, quello della popolazione dell’Indiana, attorno all’evento sportivo più eccitante dello Stato, il primo torneo di basket infraliceale della storia. Davide contro Golia soleva recitare la trama dell’Indiana High School Boys Basketball Tournament negli anni ‘50. Come la storica impresa dell’esiguo liceo di Milan (161 studenti) che portò a casa il trofeo statale nel ’54 ai danni della gigante Muncie (che ne vantava invece più di 1600), storia che ha poi ispirato il celebre film in cui Gene Hackman prese le vesti di coach Marvin Wood (nel film, coach Dale).
Tantissimi giocatori poi diventati professionisti sono nati e cresciuti nell’Indiana. Basti pensare che lo stato degli Hoosier poteva vantare del più alto numero di giocatori natii sbarcati nell’NBA fino al 2013, che la città di Muncie ne produce più di qualsiasi altra città negli USA e che nella top 10 troviamo ben altre due città dell’Indiana. Una vera e propria tradizione, un retaggio tramandato da generazione in generazione, un fuoco alimentato dalla spropositante passione che ogni famiglia dello stato del Midwestern prova nei confronti della nostra altrettanto amata palla a spicchi.
Non solo licei e famiglie, ma anche università e squadre professionistiche si conglobano in questo splendido panorama di eredità cestistica. Da una parte la squadra per eccellenza nello stato degli Hoosiers, da 57 anni a questa parte una delle franchigie professionistiche più famose al mondo, gli Indiana Pacers. Dall’altra la passione per il college basketball, pressoché irrefrenabile negli Stati Uniti. Dai Bulldogs di Butler University del buon Gordon Hayward (a proposito, quel maledetto tiro…) alla storica Purdue di Glenn Robinson, prima scelta assoluta al draft del ‘94.
Tra le università di punta dello stato c’è anche l’Università dell’Indiana con sede a Bloomington, la cui squadra di basket può vantare una delle più antiche e vincenti bacheche nella storia dell’NCAA. Sono gli Indiana Hoosiers, i cui giocatori vestono crema e porpora, giocano alla Simon Skjodt Assembly Hall e vantano di una certa fama tra gli scout NBA come materiale fertile da cui pescare nel mese di maggio in occasione della Draft Combine.
Sono difatti parecchi i talenti sfornati dall’ateneo con più di 40 mila studenti. Alcuni, nati e cresciuti in Indiana, decidono di proseguire il proprio percorso collegiale nella terra che li ha messi al mondo, da cui scaturisce lo stesso amore per questo sport. Altri sono stati convinti tramite un processo di reclutamento da cui, a detta di molti, risulta difficile non rimanere ammaliati. Della prima categoria fa parte Eric Gordon, una delle stelle più luminose nel grande carro dell’Indiana, selezionato 12 anni fa dagli allora New Orleans Hornets. Da quel momento, parecchie scelte sbagliate in sede di recruiting hanno generato risultati negativi per i ragazzi guidati da coach Tom Crean che hanno visto i radar delle franchigie NBA allontanarsi lentamente dalle proprie attenzioni.
Qualcosa si è mosso però dalla stagione 2011/2012. Gli Hoosiers hanno ricominciato ad arruolare giovani talentuosi, volenterosi di mettersi in vetrina e pronti a fare un salto immediato tra i professionisti. Sono 9 i giocatori che calcano attualmente il parquet NBA e che hanno avuto modo di lasciare un segno su quello della Simon Skjodt Assembly Hall di Bloomington con la casacca crema e porpora. Sono 6 quelli entrati nella lega nello scorso decennio e solo 3 tra questi hanno avuto la fortuna di percorrere l’intero processo di formazione cestistica targata Hoosiers, per capirci il medesimo percorso di Eric Gordon. Sono Yogi Ferrell, Cody Zeller e Romeo Langford. Questi ultimi due, i più talentuosi, vantano di storie cestistiche particolari.