Carmelo Anthony, ala dei Portland Trail Blazers, ha svelato alcuni retroscena sulla firma del suo contratto attuale con la squadra dell’Oregon. All’interno di un podcast organizzato dal compagno di squadra C.J. McCollum, il trentacinquenne ha descritto il periodo piuttosto buio che, in assenza di una chiamata da parte di qualche franchigia NBA, ha dovuto passare lontano dalla pallacanestro giocata.
Essere sbarcato alla corte di coach Terry Stotts ha sicuramente aiutato l’ex New York Knicks a riportare la sua carriera sulla retta via, come dimostrano i 15.3 punti prodotti a serata, accompagnati da 6.3 rimbalzi catturati, il 42.6% dal campo ed il 37.1% dalla lunga distanza.
Nonostante l’innesto in rotazione di Anthony, i Blazers hanno comunque faticato a ritagliarsi un posto nella corsa al titolo. Difatti, prima della sospensione del campionato a causa della rapida diffusione del coronavirus, occupavano solo la nona posizione nella Western Conference con un record di 29 vittorie e 37 sconfitte.
Anthony prima dei Blazers: “Per me la pallacanestro non contava più”
La decisione da parte del front office degli Houston Rockets di tagliare il contratto di Carmelo Anthony, risalente al lontano novembre del 2018, segnò un punto di non ritorno nella carriera del nativo di Brooklyn.
Come riportato dallo stesso giocatore, Melo ha davvero faticato a superare questi momenti di lontananza dal panorama cestistico e professionistico statunitense, ed è dovuto passare del tempo per poter accettare questo nuovo tipo di realtà a lui ancora sconosciuta. “Amo così tanto la pallacanestro che, nei momenti in cui ero senza contratto, ho dovuto rimuovere completamente il gioco dai miei pensieri per sopportare tale sofferenza. Ad un certo punto, per me la pallacanestro era diventata irrilevante, non contava più niente“.
In aggiunta, il dieci volte All-Star avrebbe ipotizzato anche un eventuale ritiro dal gioco, ma l’intervento del suo agente lo ha aiutato ad andare avanti: “Nessun squadra aveva cercato di contattarmi in quel momento, così mi ero posto una data entro la quale mi sarei ritirato dal basket professionistico se nessuno si fosse fatto avanti“.
Leon Rose, agente di Anthony, ha risposto così a tale messaggio: “Capisco quanto tu stia soffrendo, ma non ti lascerò annunciare il tuo ritiro“.
L’offerta inoltrata da parte dei Portland Trail Blazers, all’inizio per un contratto non garantito, poi esteso ad un annuale dal valore di 2.15 milioni di dollari, avvenne in un momento cruciale per entrambe le parti.
Da un lato, Damian Lillard e compagni faticavano ad ottenere successi concreti, causa i terribili infortuni di Rodney Hood e Zach Collins. Inoltre, anche il lento percorso di recupero del centro Jusuf Nurkic contribuì alla ricerca di un nuovo giocatore che potesse impiegare i minuti lasciati sul tavolo dai compagni infortunati, magari subentrando direttamente nel quintetto titolare.
D’altro canto invece, il 6 volte All-NBA aveva assolutamente bisogno di ritornare alla pallacanestro giocata, così da poter assicurare la sua salute fisica e mentale.
Queste è stata la descrizione di Carmelo Anthony in relazione a quel periodo: “Portland è arrivata in un momento cruciale della mia vita e della mia carriera. In quel momento avevo bisogno di lei, quello che stavo cercando, sia in campo che al di fuori di esso, era la città di Portland. Mi serviva avere questo tipo di spazio, questa quantità di tempo da spendere sul mio corpo e sulla mia salute. E’ stata davvero una grande occasione, capitata nel momento giusto, perciò ho fatto e farò di tutto per sfruttarla al meglio“.