Lo scorso 6 febbraio si è conclusa la trade deadline con i soliti fuochi d’artificio dell’ultima ora. Tra i cocenti scambi degli ultimi minuti, quello che ha coinvolto D’Angelo Russell ad Andrew Wiggins è stato senza ombra di dubbio il più interessante. Non solo per la portata dei giocatori coinvolti (1^ scelta all draft del 2014, 2^ in quello del 2015), ma anche per il drastico cambiamento nelle progettualità di medio termine di Warriors e Timberwolves.
Non solo D’Angelo Russell, ma anche Jacob Evans ed Omari Spellman si sono accasati a Minneapolis. A San Francisco è invece finito Wiggins, assieme ad una scelta protetta in top 3 per il draft del 2021 ed una scelta al secondo giro del medesimo anno. Cosa ha portato le due franchigie a muoversi in questa maniera? Cosa stiamo vedendo e cosa ancora vedremo nel futuro imminente di queste due squadre? Ma soprattutto, riusciremo finalmente a vedere D’Angelo Russell ed Andrew Wiggins nella loro versione migliore?
TRADE RUSSELL-WIGGINS: SPONDA TIMBERWOLVES
Due giorni alla scadenza della deadline. I Minnesota concludono uno scambio che coinvolge altre tre franchigie. A muoversi dal gelo di Minneapolis è Robert Covington, l’ala tiratrice che serviva necessariamente a Houston per uscire dalla luxury tax e provare il tutto per tutto con un quintetto “small” completamente inedito. A Minnesota arrivano invece la point-guard dal tiro affidabile, Malik Beasley e l’ala spagnola Juan Hernangomez.
Karl-Anthony Towns, giocatore simbolo dei Twolves, a giudicare dai contenuti pubblicati sul proprio account Instagram, non sembra averla presa benissimo. E’ un momento delicato quello per il front-office della franchigia della Città dei Laghi. Ogni mossa deve essere pensata e concretizzata al fine di soddisfare le esigenze della propria stella, in quanto unica certezza nelle ultime stagioni buie dei Twolves.
“L’obiettivo finale è quello di fare di Karl il miglior giocatore possibile. Towns è un indicatore chiave di chi siamo e di cosa siamo e di come possiamo giocare, quindi occorre analizzare i suoi punti di forza e le sue debolezze e pensare a tutto ciò che possiamo fare per completarlo.”
Queste sono le parole di Gersson Rosas, president of basketball operations dei Minnesota Timberwolves, una volta conclusasi la trade Russell-Wiggins. Che KAT e Russell fossero legati da un rapporto di amicizia era noto già da tempo ed il benvenuto offerto da Towns all’aeroporto di Minneapolis è la prova che le insistenti richieste del lungo di origini dominicane siano state realizzate. Non è da considerare un male, anzi. Quando sbagli scelte al draft come i Twolves negli ultimi anni, pescare Russell nel ruolo di secondo violino ed Hernangomez-Beasley in quello di comprimari, potrebbe rivelarsi il miglior compromesso possibile.
D’altronde, il binomio Wiggins-Towns ha deluso e non poco in questi anni recenti. Non a caso il front-office ha deciso di cambiar pagina ad un’ora dalla deadline, inserendo nel proprio roster il playmaker di Louisville che con la maglia dei Golden State stava toccando i suoi massimi in carriera per punti (23.6), minuti (32.1), percentuale da 3 punti (37.4%) e precisione al tiro (eFG del 52.4%). Russell è uno scorer versatile, capace di creare buone situazioni per lui e per chi gli sta attorno. Ama tenere il pallone fra le sue mani ed utilizza molto spesso l’esitazione dal palleggio per far arretrare il difensore, anche di pochi centimetri. Sono questi centimetri che permettono a D’Angelo di divenire letale in una frazione di secondo.
Affiancare alla propria stella un playmaker che possa creare occasioni pericolose dal palleggio e azionare buoni tiratori fuori dall’arco quali Beasley (37,7%), Johnson (34,8%) ed Hernangomez (32,6%) è stata dunque una scelta saggia.
E’ tuttavia evidente che quando D’Angelo ha il pallone fra le mani ama giocare in pick n’roll, nonostante 1/3 dei ball-handler della lega produca più punti di lui in questo tipo di situazione. La mancanza di esplosività non aiuta di certo Russell in giocate di questo tipo, e non lo fanno nemmeno le sue letture sbagliate (il 13% delle volte che gioca in pick n’roll perde il pallone). Proprio questi dubbi offensivi assieme alle evidenti lacune difensive, lasciano incertezze sulla tipologia di impatto che il 23enne potrà avere nella squadra di Saunder. Già la difesa. I Twolves non sono mai state tra le migliori 15 squadre difensive della Lega da quando è iniziata l’era KAT.
La trade Russell-Wiggins era la cosa giusta da fare per Rosas & co. Ma se il playmaker ex Ohio non riuscirà a migliorare i sopra citati aspetti del proprio gioco, difficilmente potrà essere inserito nel novero delle 10 point-guard migliori della Lega e costruire così un futuro prospero insieme a KAT.
SPONDA WARRIORS: ANDREW WIGGINS
“Abbiamo perso tre ali l’anno scorso: Kevin Durant, Andre Iguodala, Shaun Livingston. Klay è stato via tutto quest’anno. Quindi c’è un posto che lo aspetta. Gli piacerà molto giocare accanto a tre all-star che sanno come vincere, che hanno passato di tutto in questa lega e che possono aiutarlo, penso che sia tutto positivo”
Difficile trovare parole migliori di Steve Kerr in quest’intervista rilasciata pochi giorni dopo lo scambio di fronte ad una platea di giornalisti. D’altronde, anche Anthony Slater, press-writer del The Athletic al seguito degli Warriors, afferma che l’ambiente nella Baia si è scaldato parecchio: staff e giocatori sono entusiasti e non vedono l’ora che tutti i pezzi del puzzle possano finalmente congiungersi. Wiggins potrebbe incastrarsi perfettamente in questo contesto a patto che cambi il ruolo che ha interpretato fino ad adesso nel freddo Minnesota.
Proprio come Russell, l’ala canadese dovrà giocare molto più spesso senza il pallone tra le mani. Esattamente il contrario di ciò che avveniva in Minnesota. Wiggins prendeva infatti quasi la metà dei suoi tiri dopo aver palleggiato almeno tre volte (44,3% dei possessi nello specifico), oltre a tonnellate di isolamenti e di pick n’roll. Alla Baia si gioca tutta un’altra filosofia di pallacanestro: ai pick n’roll vengono preferiti tagli repentini ed ampie spaziature, sui tiri dal palleggio prevalgono quelli in catch & shoot.
Una volta tornati Curry e Thompson, Wiggins prenderà il ruolo che avevano già ricoperto Harrison Barnes ed Andre Iguodala alle direttive di Kerr. L’ex Kansas non ha le abilità da scorer di Durant, ma potrà sicuramente assumere un ruolo più determinante di Iguodala e Barnes. I suoi compiti saranno dunque tirare da tre punti dallo scarico, attaccare i closeout dal palleggio e tagliare in back-door. Non solo in fase offensiva, coach Kerr chiederà al 24enne un’incessante applicazione difensiva.
L’ultima mezza decade di successi in casa Warriors è arrivata grazie e soprattutto alla difesa. Per poter continuare ad ottenere questi successi, il front-office ha così deciso di affidarsi a Wiggins: un difensore lungo e agile che ha mostrato la capacità di potere e sapere rendere la vita dura a guardie rapide ed ali aggressive. Anche se continuità e concentrazione sono state due perpetue incognite per il giovane ex Twolves nelle recenti stagioni, il numero 22 in maglia Warriors è senza dubbio un difensore più impattante di Russell.
Wiggins sta passando molto più spesso il pallone rispetto alle scorse stagioni e sta diminuendo il volume di tiri presi dalla media distanza. Al college è stato capace di condividere il pallone con Embiid, a Minnesota è stato disposto a ridimensionarsi nell’annata con Jimmy Butler ed ha risposto positivamente alla rivoluzione incentrata sulle analytics di dirigenza e coaching staff. Adesso che gli si chiederà un nuovo ruolo nelle due metà campo dovrà essere in grado di rispondere presente. Se ciò accadrà, i Golden State Warriors saranno in grado di essere competitivi per ancora molti anni a venire.