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Bucks preview 2019/20: solo il titolo NBA in testa, anche senza Brogdon

di Michele Gibin
milwaukee bucks

L’obiettivo dei Milwaukee Bucks 2019/20? Migliorarsi, e per migliorare la finale di conference della scorsa stagione esiste un solo risultato: vincere.

Vincere la Eastern Conference oggi priva di Kawhi Leonard e che dovrà aspettare un anno intero (salvo miracoli) prima di vedere al completo i super Brooklyn Nets di Kevin Durant, Kyrie Irving, Caris LeVert, Jarrett Allen, Spencer Dinwiddie, Joe Harris (forse) e DeAndre Jordan. E Vincere il titolo NBA, perché quando puoi schierare l’MVP in carica, quando hai vinto 60 partite l’anno precedente, quando il tuo allenatore (Mike Budenholzer) ed il tuo general manager (il confermatissimo Jon Horst) sono stati nominati miglior allenatore e miglior executive dell’anno, nessun altro traguardo che non sia l’anello può ritenersi un finale adeguato.

Ne sono consapevoli in Wisconsin, dove in una estate carissima per il gruppo proprietario della franchigia è stata blindata (salvo un’unica, dolorosa rinuncia) la squadra della scorsa stagione. Tutti di nuovo in pista dunque, con nuovi contratti, con un anno di esperienza in più alla spalle e con ambizioni immutate.

Cosa è successo nella stagione 2018/19

  • Record: 60-22
  • Piazzamento: seed #1, Eastern Conference
  • Offensive rating: 113.5
  • Defensive rating: 104.9
  • Team leaders: Giannis Antetokounmpo (27.7 PTS), Giannis Antetokounmpo (12.5 REB), Giannis Antetokounmpo (5.9 AST)
  • Numero chiave: 31% al tiro da tre punti nelle 6 partite di finale di conference contro i Raptors, contro il 34.3% contro i Boston Celtics, il 37% del primo turno contro i Detroit Pistons ed il 35.3% della regular season. Il tiro da tre punti ha abbandonato i Bucks nel momento del massimo bisogno la scorsa stagione.

I movimenti estivi

La off-season 2019 dei Milwaukee Bucks è stata una delle più intense. Dopo la stagione più vincente della storia della franchigia dal lontano 1980\81 dei Bucks di Sidney Moncrief e Bob Lanier, il general manager Jon Horst ha proposto le estensioni contrattuali a Khris Middleton (il secondo All-Star della squadra), Brook Lopez e George Hill, tre dei cinque free agent eccellenti a roster.

Dei due rimanenti, Nikola Mirotic non ha mai avuto (ricambiato) intenzione di rimanere in Wisconsin ed è ritornato in Spagna al Barcellona. Malcom Brogdon, restricted free agent, ha immediatamente ricevuto un’offerta importante, un quadriennale da 85 milioni di dollari complessivi dagli Indiana Pacers. Troppi per le tasche dei Bucks, non disposti a sfondare la soglia della luxury tax per trattenere in squadra il rookie dell’anno 2017, il creatore di gioco secondario nel sistema offensivo di Budenholzer e solo l’ottavo giocatore nella storia della NBA a chiudere con almeno il 50% al tiro, il 40% al tiro da tre punti ed il 90% ai tiri liberi in una stagione singola.

Khris Middleton

Khris Middleton è un All-Star ed ha un contratto da star: i Bucks hanno bisogno di lui

Jon Horst ha ricompensato Khris Middleton con un quinquennale al massimo salariale da 178 milioni di dollari, e creato lo spazio salariale sufficiente a trattenere l’arma tattica Brook Lopez spedendo Tony Snell ed i suoi oltre 23 milioni di dollari per le prossime due stagioni ai Detroit Pistons, in cambio di Jon Leuer (poi tagliato) ed i diritti su Kevin Porter Jr, prima scelta da USC.

Blindati Middleton e Lopez, e perso Brogdon, i Bucks hanno pensato a come coprire la voragine lasciata dalla partenza dell’ex Virginia. Il veterano George Hill, giocatore prezioso per coprire i passaggi a vuoto di Eric Bledsoe durante i playoffs 2019, ha firmato un rinnovo triennale da 28 milioni di dollari complessivi (di cui “soli” 20 saranno totalmente garantiti). Dal mercato dei free agent dentro altri due super-veterani al minimo salariale: Wesley Matthews e Kyle Korver, che ha rimandato al 2020 i propositi di ritiro per tornare con coach Mike Budenholzer e giocare un’ultima volta per il titolo NBA.

I Bucks hanno pensato anche alle pr durante la free agency, concedendo a Lopez ed Antetokounmpo la possibilità di giocare di fianco ai fratelli Robin (“evaso” da Chicago e firmato con una mid-level exception biennale da circa 9 milioni di dollari) e Thanasis (biennale al minimo salariale per il fratello maggiore di Giannis).

A puntellare il reparto lunghi è arrivato inoltre il croato ex Phoenix Suns Dragan Bender, ex scelta numero 4 al draft NBA 2016 e reduce da tre stagioni deludenti in Arizona.

Bucks preview 2019/20: il gioco

In regular season i Milwaukee Bucks furono lo scorso anno se non sia il miglior attacco che la miglior difesa, di certo i più funzionali. Il net rating (differenziale tra offensive e defensive rating) dei Bucks è stato nel 2018/19 il migliore della NBA per oltre due punti (8.6 contro 6.5) rispetto a quello della seconda squadra, i Golden State Warriors campioni della Western Conference.

I Bucks sono stati in difesa la seconda miglior squadra per stoppate a partita (5.9) dietro ai soli Warriors ed a pari merito con gli Utah Jazz di Rudy Gobert, la difesa di coach Budenholzer ha catturato il 75.7% dei rimbalzi difensivi disponibili lo scorso anno (secondo posto dietro ai Jazz) pur disponendo del solo Antetokounmpo (oltre 12 rimbalzi a gara) quale rimbalzista tra i primi 50 dell’intera lega.

Come ci sono riusciti? Uno dei principi difensivi di Mike Budenholzer sulle situazioni di difesa schierata è predicato sull’invitare a centro area, contro Lopez ed Antetokounmpo, l’attaccante avversario, forzandolo ad una conclusione a bassa percentuale dalla media distanza, o a sfidare le braccia protese dei due lunghi (e la loro capacità di non commettere fallo: 2,3 a partita in 29 minuti per Lopez, miglior risultato dalla stagione 2012/13):

I Bucks si fidano di Lopez contro Zach LaVine: la guardia dei Bulls supera la riga dei tre punti e sfida Lopez al ferro, mentre Connaughton e Brogdon non aiutano se non all’ultimo secondo (Connaughton), quando LaVine non può più vedere Shaquille Harrison col numero 3 libero nell’angolo sinistro. LaVine “si schianta” contro Brook Lopez che recupera persino il rimbalzo.

Con il lungo bloccato a centro area, gli esterni dei Bucks (Bledsoe, Brogdon, Connaughton, DiVincenzo e George Hill) sono stati per tutta la scorsa stagione intercambiabili e precisi nei movimenti di aiuto e recupero.

In una situazione ben più pericolosa di un pick and roll Zach LaVine-Robin Lopez, una situazione di gioco a due Jamal Murray-Nikola Jokic in un finale di partita tirato, Bledsoe spinge Murray dentro verso Lopez. Murray non vuole sfidare Lopez e attende Gary Harris che dovrebbe uscire da un blocco di Jokic. Malcom Brogdon legge la situazione, insegue Harris mentre Bledsoe pressa Murray che non potendo servire Harris cerca Jokic che non si aspetta il pallone. Nell’angolo sinistro, Middleton si fa vedere contro Murray ma non lascia Malik Beasley.

L’intuizione e la lettura della difesa Bucks, in questa situazione, è stata fondamentale per fermare un gioco a due insidioso come quello tra Murray e Jokic.

L’assenza di Malcom Brogdon in questa stagione si farà sentire su entrambi i lati del campo. Senza ‘the President’ i Bucks rinunciano ad un difensore tosto, intelligente, sempre sotto controllo, perfetto per bilanciare la strapotenza fisica di Bledsoe.

George Hill è difensore della stessa categoria di Brogdon, ma ha 33 anni ed un fisico leggero che non gli permette in difesa di cambiare su (quasi) tutto ed in attacco di sigillare il difensore ed andare al ferro come Brogdon per generare aiuto ed i tiri dall’angolo marchio di fabbrica dei Bucks di Budenholzer.

Lo scorso anno i Bucks tirarono con il 38% combinato dai due angoli in regular season. Percentuale che sarebbe scesa al 24% nel prediletto angolo destro (complici le “mattonate” lanciate da Eric Bledsoe, Nikola Mirotic e Lopez) ai playoffs, dove Brogdon non gioco le prime 8 partite, e contro i Toronto Raptors durante le finali della Eastern Conference.

bucks preview 2019/20

I Bucks 2018/19 dagli angoli: regular season

I Bucks dagli angoli nei playoffs 2019, right corner woes

Nella scorsa stagione i Bucks riuscirono nell’impresa di generare tantissimi tiri da tre punti (38.2, secondi dietro gli imprendibili Houston Rockets) ed a convertirli con una percentuale pressoché analoga a quella di James Harden e compagni su di un campione di oltre sette conclusioni in meno a gara, segnale di efficienza rara.

Replicabile? Non sarà l’assenza di Brogdon a far cambiare idea a Budenholzer: l’arrivo di Matthews e Korver dice altro. Malcom Brodgon era lo scorso anno il secondo penetratore designato per i Bucks (scorribande di Bledsoe escluse), i suoi tempi di scarico dopo aver attaccato il primo (o il secondo) recupero della difesa sempre ottimali. Senza Brogdon, Hill, Connaughton, DiVincenzo e soprattutto Bledsoe dovranno porre rimedio, avranno il vantaggio di sapere cosa li attende e che cosa dovranno fare. Ma sarà fondamentale per i Bucks che la qualità dei tiri generati sia analoga a quella dello scorso anno.

Un potenziale fattore: Eric Bledsoe

Lopez, Middleton e Hill sono veterani ad alto rendimento, i nuovi contratti non peseranno su giocatori accuratamente selezionati per giocare di fianco a Giannis Antetokounmpo. Ai tre, Budenholzer e i Bucks chiederanno semplicemente “more of the same” in una situazione tecnica pressoché invariata.

Nessuno tra i pur ottimi Pat Connaughton, Donte DiVincenzo (secondo anno importante dopo gli sprazzi dell’annata da rookie) e Sterling Brown potrà ne dovrà rimpiazzare Malcom Brogdon, ed in stagione vedremo quanta benzina sarà rimasta nei serbatoi di Wesley Matthews e soprattutto Kyle Korver. Ersan Ilyasova continuerà a cannoneggiare da tre punti (36.3% lo scorso anno) e prendere sfondamenti.

Eric Bledsoe ha 70 milioni (di dollari) di motivi per sentire la pressione del momento. La point guard da Kentucky arrivò nel novembre 2017 a Milwaukee, ed in due stagioni ha contribuito a trasformare i Bucks nella miglior difesa (numeri alla mano) della NBA assieme alle mani veloci di Malcom Brogdon ed alla… giannistudine di Antetokounmpo. Horst ha premiato Bledsoe lo scorso anno con un quadriennale da 70 milioni di dollari che entrerà in vigore dalla stagione 2019/20, togliendo uno dei possibili free agent estivi dal mercato con mesi di anticipo per concentrarsi su Lopez, Brogdon e Middleton.

milwaukee bucks eric bledsoe

Eric Bledsoe, l’uomo nel mirino per i Bucks

Eric Bledsoe ha vissuto due stagioni lo scorso anno. La sua miglior regular season di sempre, a livello qualitativo (15.9 punti e 5.5 assist a gara in appena 29 minuti di gioco), e dei playoffs in calando sino all’implosione nella serie di finale della Eastern Conference contro i Raptors.

In 6 gare contro Toronto Bledsoe è scomparso dal campo, subendo la fisicità esagerata di Kyle Lowry e sparacchiando in attacco (29.8% al tiro, 16.4% al tiro da tre punti su quasi 5 tentativi a partita!), mentre i Raptors scommettevano sulle percentuali sue e degli altri tiratori dei Bucks riempiendo l’area contro Antetokounmpo. E mentre Bledsoe spariva tra le onde della serie, il secondo miglior giocatore di quella serie per Milwaukee fu Brogdon, colui che da questa stagione non ci sarà più.

Lo scorso anno, un Eric Bledsoe esitante fu tra i motivi della sconfitta in finale dei Bucks. Ma una serie di playoffs (molto) negativa, soprattutto in finale di conference dove l’aria è talmente rarefatta che persino Antetokounmpo rese meno di quanto fatto in precedenza, non può e non deve cancellare due stagioni più che positive per l’ex Clippers e Suns. Che a 30 anni d’età, con più esperienza e senza più Malcom Brogdon dovrà riuscire nella piccola impresa di sopportare la pressione, guidare di nuovo la difesa, migliorare la qualità delle sue decisioni offensive e non limitarsi passivamente a 5(!) conclusioni da tre punti a partita quando la difesa avversaria – stanca di vedere Antetokounmpo dominare a centro area – vorrà concedergliele.

Per facilitare il compito di Bledsoe, i Bucks hanno aggiunto con Matthews e Korver ulteriore pericolosità dall’arco. Senza Brogdon, l’ex Kentucky Wildcats rimane l’unica point-guard di ruolo a roster, Bledsoe avrà spazio quasi illimitato di fianco a Middleton ed uno tra Hill, Connaughton, Matthews e Brown. A meno di disastri o occasioni irripetibili, Eric Bledsoe sarà al sicuro durante il caldo febbraio del mercato NBA, ed avrà almeno un’altra occasione per dimostrare che il Bledsoe versione playoffs non ha nulla da invidiare a quello (eccellente) da regular season.

Dove possono arrivare i Bucks?

I Milwaukee Bucks sono costruiti per andare fino in fondo. Partito Leonard, l’ostacolo tra i Bucks e la finale NBA lo scorso anno, gli uomini di coach Budenholzer punteranno a tornare ai playoffs ancora da primi della classe ad Est, forti della loro continuità contro le tante novità di Philadelphia 76ers, Brooklyn Nets, Boston Celtics ed Indiana Pacers del grande ex Brogdon. I Bucks 2019/20 hanno il miglior giocatore della NBA, una squadra virtualmente profondissima (D.J. Wilson e Robin Lopez in alternativa a Brook, Ilyasova ed una rotazione di fatto a 7 guardie con gli arrivi di Korver e Matthews) che consentirà di nuovo a Mike Budenholzer di gestire lo sforzo dei titolari (lo scorso anno Giannis Antetokounmpo giocò appena 32.8 minuti a partita).

Al Fiserv Forum i Bucks riprenderanno da dove avevano lasciato: con campo aperto, tiri da tre punti dagli angoli e gioco veloce, gestito in prima battuta da Antetokounmpo. La sconfitta dello scorso anno arrivò contro uno dei migliori giocatori di post-season di tutti i tempi ed una squadra esperta (Lowry, Marc Gasol, Serge Ibaka, Danny Green), i Milwaukee Bucks punteranno sulla profondità del roster e sul collettivo per rimpiazzare la pesante partenza di Malcom Brogdon, e considerate le probabili avversarie, sembra oggi difficile non pronosticare i Bucks di nuovo in finale di conference, tra 8 mesi.

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