Quando LeBron James lasciò i Cavs erano in molti a dibattere su chi avrebbe raccolto la sua corona ad Est. Se Kyrie Irving ha deluso le aspettative della maggioranza e Giannis Antetokoumpo ha finora passeggiato, Kawhi Leonard si è rivelato il maggior indiziato fra i candidati. La serie Raptors-Sixers si è chiusa nel segno dell’ex Spurs e non solo per il buzzer finale. Kawhi Leonard ha trascinato Toronto dalla prima all’ultima gara, portando la croce nei momenti più delicati dei suoi compagni. I Sixers hanno molto da recriminare, a partire dalla pessima condizione fisica di Joel Embiid. Tra free agency e meeting dirigenziali si prospetta un’estate calda in Pennsylvania.
RAPTORS-SIXERS: THE NEW KING OF THE EAST
Sembrava la solita cantilena: Raptors bravi in regular season, pessimi ai playoff. Almeno dopo gara 3 questo sembrava l’esito più scontato. Ma la differenza tra questa e le passate stagioni si chiama Kawhi Leonard, l’uomo della provvidenza. Teoricamente per molti avrebbe già la testa altrove, precisamente a Los Angeles dove a luglio potrebbe tornare. Il punto però è che Leonard è un professionista e un vincente come pochi nella lega. Gioca come fosse stato programmato meccanicamente per farlo. È impressionante come e quanto una partita riesca a fare il suo corso, avere momenti di inerzia a favore o a sfavore, e non suscitare tutto ciò nessuna reazione in lui se non quella di continuare a giocare la sua pallacanestro, eccellente su entrambi i lati del campo. I Sixers non sono mai riusciti a limitarlo in tutta la serie, nemmeno ricorrendo ad incessanti raddoppi. Un giocatore inarrestabile, capace inoltre nella successiva azione di limitare in difesa tutti i suoi avversari, da Ben Simmons ad Embiid. I numeri parlano chiaro: con The Glow in campo Toronto ha un offensive rating di 110 punti e un defensivee rating di 100.7 punti. Senza, questi numeri scendono a 56.7 e 109.6 punti. L’incredibile buzzer beater segnato in gara 7 è solo la ciliegina di una serie quasi perfetta: 35.4 punti, 7.7 rimbalzi e 3.4 assist tirando col 59% dal campo, 50% da tre. Un dominio del genere non si vedeva dall’anno scorso, quando proprio contro i Raptors l’ex King of the East, trascinava i suoi Cavs alle finali di conference. Una sorta di passaggio di testimone.
LA SOLITUDINE DI LEONARD: CERCASI VALIDI COMPRIMARI
Sebbene Kawhi sposti da solo gli equilibri, nella serie contro i Bucks le sue sole prestazioni non potranno bastare. Intorno a lui però c’è un roster che tra seriali dimostrazioni di inadeguatezza su certi palcoscenici, logorii fisici e mancanza di stimoli, sembra giocare tutt’altro sport. Il secondo violino, Kyle Lowry, ha steccato l’ennesima postseason e sarebbe ora di valutarlo per quello che è (un giocatore nella media) senza attendersi più nulla da lui. Marc Gasol e Serge Ibaka, per quanto efficienti in difesa, hanno perso quel killer instinct che aveva fatto le fortune di Memphis e Oklahoma. La panchina ha deluso su tutta la linea, mentre Pascal Siakam, malgrado il suo momento d’oro, è condizionato da un problema al ginocchio. I Bucks sono la squadra più in forma della NBA e il suo leader Antetokoumpo si è finora rivelato un enigma per tutte le compagini affrontate. Urge un’inversione di rotta immediata.
THE PROCESS IN STAND-BY
I 76ers sono usciti spaesati e ridimensionati da questa semifinale di conference. Vuoi per una pessima condizione fisica e per un sistema di gioco non funzionale, la tecnica vincere tutto e subito non è andata a buon fine. Molti giocatori hanno palesato evidenti limiti, sia tecnici (Ben Simmons) che emotivi (Tobias Harris). Nulla da rimproverare a Joel Embiid: ha giocato su una gamba sola a causa di una dolorosa tendinite. Malgrado ciò è sempre sceso in campo e nei minuti seduto in panchina (44 in totale) Philadelphia ha registrato un -84 di plus/minus. Non è chiaro il futuro di Jimmy Butler, Tobias Harris e J.J. Redick, prossimi free agent. Quel che è certo però è che i Sixers hanno un fenomeno da cui ripartire. C’è ancora tanto da lavorare, dalla condizione fisica alla continuità durante la partita, ma Embiid resta il volto della franchigia nel prossimo avvenire. Ha dato tutto in queste partite finendo esausto e in lacrime. Da ammirare a fine partita anche la sportività di Marc Gasol.
Anche quest’anno la NBA ci ha regalato una serie combattuta e divertente. Giusto elogiare i vincitori e anche dare meriti ai vinti che domani torneranno in palestra per migliorarsi e diventare più forti di prima. Nella serata in cui Kawhi e i suoi Raptors hanno fatto la storia giusto soffermarci anche sui mai domi Sixers.