Se buttiamo uno sguardo indietro negli anni, la figura del centro era ben delineata da determinate caratteristiche: forza fisica, predominio nel pitturato, solidità sotto ambo i ferri, una difesa stabile, rimbalzi per una rapida ripartenza o seconde occasioni dopo un tiro fallito. Insomma un centro era, o forse è ancora dominante in post, pronto a demolire le difese e a contenere gli attacchi avversari. Oggi parliamo di uno che forse faceva parte di loro e che avrebbe potuto chiudere la carriera in maniera molto migliore: Dwight Howard.
I centri dominanti del passato: Dwight Howard fa parte di loro?
Ci sono stati parecchi giocatori che hanno alzato l’asticella e di conseguenza il livello delle prestazioni in quel ruolo; back in the days Wilt vs Bill – un classico; Ferdinand Lewis Alcindor jr aka Kareem Abdul- Jabbar – skyhook master; Moses Malone– pura leggenda; Hakeem “Il Sogno” Olajuwon – con il suo piede perno ha aperto nuovi orizzonti per i lunghi; David Robinson – difensore spaventoso; Tim Duncan – killer sienzioso; Karl Malone – un grazie va a John Stockthon. Infine, il vero cambiamento è arrivato con Shaqdiesel. Ha letteralmente raso al suolo qualsiasi difensore provasse a contrastarlo per molti anni, da Orlando ad L.A. (Ben Wallace potrebbe vederla diversamente!), ma neanche a Miami ha scherzato… Dopo di lui ci sono stati pochi nomi che hanno spalancato occhi e bocche, fino all’arrivo del nuovo fenomeno di Orlando. Prima scelta indiscussa al draft 2004 un talento raro, fisicamente ed atleticamente devastante, senza contare l’impressione generale immediata di essere un ragazzo con la testa sulle spalle e dedito al lavoro; appunto Dwight Howard.
Cifre mostruose all’ hs… e al primo anno tra i pro non è stato da meno; i Magic da squadra mediocre sono diventati in pochissimo tempo un team in corsa per le finali, specialmente dopo aver affiancato un tiratore come Rashard Lewis a D-12, alleggerendo la pressione sulle sue spalle e rendendo possibile contare su più fuoco da dietro l’arco dei tre punti. Dwight, arrivato nella lega giovanissimo, dopo un paio di stagioni ad altissimo livello ed esperienze estive con la nazionale U.S.A., ha decisamente compiuto quel passo in avanti, che lo ha reso chiaramente inarrestabile. Dentro l’area non c’era modo di fermarlo se non commettendo fallo; la sua abilità nel tagliare fuori l’avversario con spin moves istantanei, anche senza palla (esempio, quando vira creando l’asse di passaggio per un alley-oop), lo ha abituato a punti su punti con un sacco di fischi a favore, aprendogli la strada verso la lunetta.
A proposito di tiri liberi…
Dopo Shaq, si è creato un immaginario ancora più marcato del centro ideale e intensamente desiderato dalle squadre (vedi Bynum); Dwight Howard è stato subito marchiato come lo “Shaquille O’Neal del nuovo millenio”, dato le numerosissime caratteristiche comuni tra i due giocatori. Squadra del draft, potenza, pessima efficacia dalla linea della carità, predominio fisico in campo, punti di riferimento dell’attacco e… i personaggi extrasportivi che sono riusciti a creare. Shaq è stato draftato ad inizio anni ’90, età d’oro dell’hip hop, infatti il suo approccio alla disciplina del rap è stato fin da subito coltivato parallelamente alla sua carriera d’atleta, con la produzione di album più che dignitosi; per non parlare del suo spirito da Joker, esploso incontrollabilmente nella Città degli Angeli, intrattenitore e showman allo stato puro. Ecco ,Dwight non è da meno, sempre sorridente e con la battuta pronta, anche se nel suo anno da matricola era molto introverso davanti alle telecamere; al contrario negli spogliatoi con i suoi compagni, le risate scorrevano a fiumi, ed è proprio grazie ai suoi teammates veterani, Grant Hill – Steve Francis – Cuttino Mobley, che ha cominciato a mostrare la sua vera natura da burlone e bambinone; gli dissero di mostrarsi per com’era davvero li ascoltò decisamente.
Dopo aver guidato ai playoff i suoi Magic, superando anche King James, le voci intorno a lui hanno cominciato a prendere una piega particolare… l’accusa mossa nei suoi confronti era chiara: “troppo molle e poco incisivo, nei momenti clue della gara non tira fuori gli attributi”. Non sono accuse del tutto infondate sinceramente parlando, dato che se andiamo a recuperare i filmati di più partite, D-12 spariva letteralmente dal gioco… i motivi non li possiamo sapere di certo, che fossero meriti della difesa o sue mancanze, è andata così.
Sotto questa prospettiva, certi mormorii degli pseudo critici del gioco e in particolar modo dei tifosi, possono anche esser giustificati e comprensibili, però sono sempre state tirate in ballo questioni piuttosto prive di fondamenta. “Dopo una schiacciata si mette a ridere, non è mai serio e concentrato” – a detta di chi ha vissuto intorno al giocatore, è sempre stato un vero lavoratore, sul campo e in particolar modo in sala pesi, tanto che gli piaceva“mangiare un po’ di pesi”, come lui dice. Le accuse di poca professionalità, solo perché sul suo volto era sempre stampato un sorriso, le ho trovate fuori luogo, proprio perché vuol dire non aver capito che tipo di personalità fosse quella di Howard. Come dichiarato, la sua famiglia, molto religiosa, lo ha formato insistentemente tramite una forma educativa molto rigida, basata sul rispetto per le persone, indifferentemente da ceto e provenienza. La sua attitudine ha sempre sfociato in gentilezza, considerando anche il rapporto instaurato coi fan.
Dwight Howard e Shaq: mai così lontani
Valutando un po’ tutti questi aspetti, ai miei occhi balza un distacco immenso dalla figura di Shaq; a livello umano è stato addirittura visto come se tentasse di calarsi nel personaggio di O’Neal, ma caratterialmente non si può negare la lontananza tra i due.. se Shaquille sputava rime sul microfono, Howard passava le giornate a guardare il Re Leone e Alla ricerca di Nemo, grandi film, per carità, però rendo l’idea no?Da essere campione e protagonista dello Slam dunk contest (particolarmente contro KryptoNate), membro del team Adidas con K.G., T-Mac, Agent 0, Timmy e Mr Big Shot, dominatore della lega e diretto rivale di Lebron nella east coast, ha cominciato gradualmente a perdere rilevanza.
In che senso?
La sua grandezza all’interno del mondo NBA, si è ridimensionata di anno in anno e i motivi sono molteplici: gli infortuni giocano sempre un ruolo importante nelle carriere dei giocatori, e Dwight lo ha appreso sulla sua pelle; non riuscire a portare Orlando a vincere il trofeo è stata una grossa delusione, considerando che ha più volte pubblicamente affermato fosse il suo obbiettivo principale; la crocifissione dell’opinione pubblica dopo la disfatta dell’esperienza Lakers – “prima o poi tutti i grandi centri devono passare da L.A.” – è un po’ la regola non scritta che vige, però nel suo caso è stato l’inizio ufficiale della discesa. Le tensioni con Kobe si erano fatte pesanti, neanche un Nash è riuscito a calmare le acque. L’avventura Houston è stata sicuramente interessante, la speranza di affiancare il Barba con D-12, era l’unica fiamma che cercava di tenere acceso quel team (un plauso anche ad un Lin proveniente da un momento magico). Il duo Harden – Howard non ha funzionato come avrebbe dovuto, sulla carta devastante, ma credo che una chiave di lettura fondamentale, venga risaltata maggiormente se si compie una rapida analisi a livello generale sull’evoluzione del gioco e dei vari ruoli interpretati dai giocatori.
Dopo l’innesto delle point-guard “moderne”, come Rose e Westbrook, assemblate apposta dalla natura per mandare in disperazione le difese, anche gli altri quattro giocatori del quintetto, hanno dovuto adeguarsi, ma in particolare il lungo. L’esempio più plateale sono i Miami Heat di Lbj e D-Wade… osservate come il loro 5 , Joel Anthony, eccelso difensore, fosse chiaramente dedito ad occuparsi di due chiare situazioni: proteggere il proprio canestro e lasciare libera l’area in attacco, per creare lo spazio ai penetratori. Per quanto ami Joel, che tecnicamente aveva grosse lacune ma un cuore immenso, ora i lunghi devono avere caratteristiche che vanno ben oltre quelle elencate nelle prime righe… sotto certi punti di vista Dirk e Bargnani, pur essendo dei 4, erano avanti.
Come si difende su giocatori potenzialmente devastanti sotto canestro, ma altrettanto letali da tre? Il difensore deve prendere una decisione e qualunque sia, si troverà in difficoltà. L’esemplare modello è Anthony Davis, facilmente compatibile con tutte le cinque posizioni.. ma l’elenco è lungo; da sottolineare l’attuale Nikola Jokić, un playmaker nel corpo di un lungo, anche se oggigiorno parlare di corpo da lungo non ha più un grosso significato.
Le recenti fanta – news dei Lakers, di voler addirittura posizionare il Re sotto canestro, si sono rivelate poi non così troppo distanti dalla realtà; il prima o poi mvp Giannis Antetokounmpo, è la dimostrazione di come ormai esistano atleti non spiegabili logicamente (ancora più di prima), irreali nel controllo del corpo e di alcuni movimenti insensati per fisici idealmente non creati per farli… come non si potrebbe citare K.D. Ecco cosa ha reso ancora più dura la vita di Howard, il quale sarebbe dovuto essere il futuro della lega; il cambiamento radicale del gioco e della sua interpretazione, ha tagliato fuori un certo tipo di giocatori che non è stato in grado di adattarsi, esattamente il processo che ha eseguito DeMarcus Cousins; un gran lavoro sul tiro dalla lunga distanza (Brook Lopez idem). Si sono visti video di workout estivi di Dwight, in cui sembrava ci fosse un tentativo di seguire quella strada, però i risultati sono arrivati troppo lievemente.
Se consideriamo le sue stagioni a Houston, ad Atlanta e a Charlotte, il cartellino lo ha sicuramente timbrato, certi punti esclamativi si sono visti, ma gli standard a cui ci aveva abituato erano veramente tutt’altra storia. Leader in rimbalzi e stoppate, tre volte difensore dell’anno e slam dunk champion, insomma si sarebbe immaginato un predominio totale, invece il tutto è andato diversamente. E’ stato pazzesco per me, vedere una interessantissima analisi di Flavio Tranquillo, nella quale compara un giovane Dwight, con un più navigato Howard, dove si vede palesemente il diverso atteggiamento che il giocatore ha in fase offensiva; movimenti lenti e meccanici, gambe troppo alte e poco reattive… che quelle “accuse”, fossero alla lunga piuttosto fondate?
Dwight!! Piega quelle gambe!
E.R. – Stile in prima linea