Le premesse per la sfida tra Phoenix Suns e Utah Jazz erano legittime. Si tratta dei due migliori record della lega, entrambe tra le prime dieci squadre per efficienza offensiva, difensiva e net rating. Due sistemi dove il valore totale offerto dal collettivo è maggiore della somma dei singoli. Per quanto questi ultimi, in termini assoluti, potranno risultare inferiori a quelli delle superstar di altri avversari, il corso disegnato da Phoenix Suns e Utah Jazz in questa stagione impone di onorare quanto messo in mostra. Ed è un avvertimento per coloro che le incontreranno nel prossimo futuro. Quando meritatamente entreranno nella post-season con ampio credito. Per la prima volta, anche la presenza dei tifosi inizia a giocare un ruolo importante. Perciò, l’atmosfera e il livello di concentrazione mostrato sin dall’inizio fanno presagire che sia Phoenix Suns che Utah Jazz attendevano questa sfida.
Tanta strategia nel confronto tra Suns e Jazz
Finora, gli Utah Jazz hanno registrato il dato più basso per punti segnati nel primo tempo in due occasioni, entrambe contro i Phoenix Suns. La squadra di Monty Williams è abile nel togliere i punti di forza degli avversari, e colpirli nelle lacune. In particolare, nella prima metà gli Utah Jazz vengono relegati ad un 3 su 21 da tre punti. Perché costretti a prendere la maggior parte delle conclusioni dal palleggio. Mentre di norma la miglior efficacia la ritrovano nel catch-and-shoot (25.7 di media su 43). Inoltre, eseguono tanti pick-and-roll alti per allontanare Rudy Gobert dal pitturato. Oltre che mettere Chris Paul e Devin Booker nella propria comfort zone, il mid-range. Non a caso, i due sono primo e quinto nella lega per tiri realizzati da quella posizione.
Così, contribuiscono a portare i Phoenix Suns avanti 51-40 sugli Utah Jazz all’intervallo. Nel terzo periodo, Donovan Mitchell guida la rimonta fornendo dinamicità e abusando meno del tiro da tre punti. Il parziale di 26-38 crea il territorio perfetto per un gran finale, dove salgono in cattedra le stelle. L’equilibrio regna sino ad un canestro di Chris Paul che regala il 102-99 a un minuto dal termine. Poi, Devin Booker ha nelle mani il pallone decisivo, ma il suo lay-up è sbagliato ed apre il contropiede avversario con 15 secondi alla fine. Donovan Mitchell segna la tripla del pareggio in transizione e nel possesso decisivo contesta il tiro di Devin Booker.
Nonostante i due errori, non si fa sopraffare e guida i suoi compagni con 7 punti nel tempo supplementare. Gli Utah Jazz non riescono a infliggere il contraccolpo ai Phoenix Suns, e l’apparente difficoltà mostrata finisce nel radar di Chris Paul. Nell’ultimo minuto, sfrutta un errore di comunicazione tra due difensori avversari e segna la tripla che regala il 114-108. Sarà ancora lui a mettere l’ultimo sigillo con i tiri liberi che decretano una convincente e tanto cercata vittoria per i Phoenix Suns sugli Utah Jazz (117-113).
I grandi giocatori ricercano questi momenti
La predisposizione difensiva offerta si riflette nel numero di assist, solamente 20 per i Phoenix Suns e 14 per gli Utah Jazz. Ciò testimonia il lavoro svolto per rendere complicata ogni giocata avversaria. Ma la vittoria è arrivata con uno sforzo comune, e dalla battaglia sotto i tabelloni. I Phoenix Suns catturano ben 61 rimbalzi contro i 46 degli Utah Jazz, prima squadra nella lega in questa categoria. L’esperienza di Jae Crowder si manifesta in tanti intangibili gesti. Ed è promettente la resilienza mostrata da Deandre Ayton contro uno specialista come Rudy Gobert. Entrambi ne collezionano 12, ed il centro aggiunge 18 punti ed il secondo miglior dato per plus-minus (+15). Il primo è di Chris Paul (+17), autore di 29 punti, 9 assist ed il 50% dal campo. Questo su 24 tentativi, un numero mai raggiunto nelle ultime due stagioni regolari.
Il duello tra Devin Booker e Donovan Mitchell è premonitore di tanti confronti che avverranno da qui in avanti. Il primo segna 35 punti con 13 canestri su 31 tentativi. Capace di svoltare dopo un primo quarto da 6 palloni persi. Sino a mostrare una matura decision-making nel tempo supplementare. Dall’altro lato, Donovan Mitchell tocca quota 41 punti, con 8 rimbalzi, 16 su 35 dal campo (46%), e l’istinto offensivo che sarà necessario nella post-season. Tanto i Phoenix Suns quanto gli Utah Jazz hanno incontrato certezze nel riscontro del livello da All-Star dei propri giocatori cardine. Dal momento che la tensione di gare simili sarà la quotidianità nei prossimi mesi.
Paul: “Ci serve giocare queste gare”
Al di là delle doti balistiche di Chris Paul, ciò che ha stupito è l’atteggiamento mentale mostrato durante la gara. Costantemente alla ricerca di prendere per mano i compagni di squadra, di essere l’estensione dell’allenatore. Ma anche di sostituirlo in certi casi. Perché come riferito da Kellan Olson di Arizona Sports, nei minuti finali di gara Chris Paul ha urlato contro Deandre Ayton per motivarlo ad essere più combattivo a rimbalzo. Al contrario degli Utah Jazz, la maggior parte dei giocatori dei Phoenix Suns non ha esperienza in gare di playoffs. Sia per la giovane età, ma anche perché questo traguardo manca dalla stagione 2009/2010.
Perciò, Chris Paul ha sottolineato l’importanza di questo confronto. “Ci serve giocare queste partite, dove ogni minuto pesa, anche con il ritorno dell’intensità da parte dei tifosi. Prima di oggi, non è mai capitato di fare questo genere di esperienza, e può solo fare del bene prima dei playoffs.” La più incoraggiante caratteristica è la solidità, che permette di rimanere all’interno della partita anche nei momenti favorevoli agli avversari. Nel secondo tempo, gli Utah Jazz hanno mostrato carattere e parso di avere il controllo dalla propria parte, ma i Phoenix Suns hanno sempre trovato modo di rispondere.
“Vedevo la concentrazione negli occhi di ognuno dei miei giocatori. Questo è un livello di esperienza che stiamo raggiungendo.” Così Monty Williams elogia il suo gruppo, e orgogliosamente vede crescere la sua creatura. Quel record di 8-0 nella bolla di Orlando non è stato un casuale episodio, perché qualcosa di intrigante sta crescendo a Phoenix. Probabilmente, non esiste figura più di riferimento di Chris Paul per segnare la strada. Un incontro che ora si gode una città ritrovata, ma anche l’intera lega.