Una delle mosse di mercato più discusse degli ultimi giorni è stato l’approdo di LaMarcus Aldridge ai Brooklyn Nets, avvenuto a seguito di un buyout concordato tra il giocatore stesso e la sua ex franchigia, i San Antonio Spurs. Mentre la squadra texana approfitta della dipartita del trentacinquenne per liberarsi di un contratto pesante e guardare più verso il futuro che verso il passato, in quel di Brooklyn, dove i Nets hanno bisogno di vincere e vogliono farlo ora, arriva un rinforzo che male non fa’.
Nonostante Aldridge abbia totalizzato sette apparizioni alla gara delle stelle nel corso della sua carriera, sono molte le incognite che circondano la sua forma attuale. Con gli Spurs, in particolare dall’inizio di questa stagione, l’ex Portland Trail Blazers ha dovuto assistere ad un notevole calo del suo rendimento, il quale, se unito al fattore età, comporta due indizi di cui dover tener conto nel momento in cui si deciderà il ruolo di Aldridge in squadra.
E’ abbastanza scontato però che, sempre per i motivi qui sopra descritti, l’ex lungo degli Spurs non ricoprirà un ruolo fondamentale all’interno del sistema Nets, ma piuttosto un ruolo secondario che potrà comunque risultare molto utile a Brooklyn. Lo stesso LaMarcus Aldridge, in una recente intervista con la sua nuova squadra, ha dichiarato di essere consapevole che al fianco di James Harden, Kevin Durant, e Kyrie Irving non potrà mai ambire ad essere un all-star o il punto di riferimento della fase offensiva, o difensiva che sia; ma, al contrario, si è mostrato entusiasta di poter contribuire al successo dei suoi in un modo diverso rispetto al solito.
Quale ruolo andrà a ricoprire LaMarcus Aldridge in questi Nets?
LaMarcus Aldridge si è allenato per la prima volta con i Nets martedì scorso, ed al termine di tale sessione ha subito messo in chiaro il suo nuovo ruolo in quel di Brooklyn. “Non sono qui per diventare un all-star, non ho più l’ambizione di giocare per raggiungere dei traguardi personali. Sono qui perché credo di poter tappare un buco all’interno della rotazione. Cercherò solo di contribuire facendo le cose che mi riescono meglio”.
Una considerazione non così imprevedibile ma comunque necessaria, alla quale Aldridge ha cercato di aggiungere ulteriori dettagli sul perché ha scelto Brooklyn, rinunciando a diverse contendenti, una tra le tante i Miami Heat. “Ho scelto i Nets perché ritengo abbiano bisogno di un lungo che sappia difendere ed aprire il campo con il suo tiro da tre”.
Il cinque volte all-NBA è stato, sin dagli albori, un lungo con un tocco sopraffino capace di colpire al cuore gli avversari anche da fuori area. La sua arma principale è sempre stata il tiro dalla media distanza, affinato e perfezionato nel corso del tempo, tuttavia gli standard e le tendenze moderne portano squadre e giocatori a scansare sempre di più una conclusione del genere, optando magari per un tiro che, pur essendo più lontano, può infliggere maggior danno.
Seguendo quindi l’onda del tiro dalla lunga distanza, Aldridge ha proseguito adattando anche il suo gioco alle nuove richieste, con risultati però non sempre così costanti. Ad esempio, nella stagione 2016\17 l’ex Spurs ha raggiunto il suo massimo in carriera con il 41.1% da tre, ma nelle due annate successive tale percentuale è scesa ben sotto il 30%, per poi risalire recentemente ed accertarsi attorno al 37%. Certo, quest’ultima statistica appena riportata rappresenta un ottimo risultato per un lungo, e se Aldridge dovesse proseguire con queste cifre potrebbe inserirsi bene nel sistema di gioco dei Nets.
La questione principale, al di là di tutte le possibili percentuali, rimarrà il minutaggio ed il dosaggio con il quale Aldridge verrà utilizzato. Fino ad oggi l’ex Blazers ha tentato una media di poco più di 1.0 tiri da tre a partita, raggiungendo il suo massimo di 3.0 o 3.6 tiri da oltre l’arco tentati a gara solo nelle ultime due stagioni. Nel caso quindi a Brooklyn Aldridge dovesse trasformarsi più in un tiratore da tre piazzato che in uno scorer sotto tutti i livelli, cosa che probabilmente accadrà, le sue percentuali e di conseguenza la sua efficienza potrebbero risentirne.
Per quanto concerne il minutaggio invece, il trentacinquenne avrà sicuramente minuti limitati, così da consentirgli di subentrare in campo e fare piccole ma altrettanto utili cose; agendo sulla partita quasi in modo chirurgico. Steve Nash ha già riportato che procederà seguendo queste linee guida, ma si è comunque, e giustamente, dichiarato ottimista dell’arrivo di Aldridge: “E’ capace di fare canestro da tre, e questo ci aiuterà molto ad aprire il campo. E’ pienamente consapevole che questa è una squadra diversa ed il suo ruolo sarà diverso. Voglio che riesca a trovare il giusto equilibrio tra il modo in cui ha sempre giocato e le nuove richieste a cui dovrà attenersi qui”.
Nash ha anche sottolineato come Aldridge, in futuro, potrebbe partire nel quintetto titolare da centro, una decisione a cui il capo allenatore dei Nets, ed il suo staff, dovranno porre particolare attenzione: da una parte consentirebbe la massima flessibilità e spaziatura offensiva, dall’altra invece le caratteristiche fisiche di Aldridge potrebbero comportare un danno in fase difensiva. “Se sei in grado di giocare da titolare, sarai sempre titolare“, ha commentato l’ex Spurs. “Qualsiasi giocatore competitivo aspira a ciò, quindi cercherò di impegnarmi e magari riuscirò ad ottenere tale ruolo”.
Con i due recenti acquisti di Aldridge e Blake Griffin, nonostante entrambi non siano di certo nella fase migliore della loro carriera, i Brooklyn Nets hanno saputo mettere mano ad una serie di problemi che li hanno tormentati da inizio stagione: la lunghezza della loro panchina e la mancanza di giocatori da poter schierare per creare un quintetto diverso, alternativo e magari più utile. Ad oggi, la franchigia newyorkese ha saputo trovare almeno un paio di risposte a tali quesiti, anche se come sempre accade sarà il campo a darci la soluzione finale.