“Dipendente dalla fama e dalle luci della ribalta” e “peggio di LaVar Ball“, questo il giudizio di Jason Whitlock di Fox Sports su LeBron James, “reo” di aver trasformato una partita di AAU del figlio maggiore LeBron “Bronny” Jr in uno “show personale” fatto di schiacciate e reazioni scomposte a bordo campo.
Quella dell’opinionista di Fox Sports è l’ultima di una serie di prese di posizione contro l’atteggiamento giudicato troppo invadente e protagonista di LeBron James nei confronti del figlio 14enne del 3 volte campione NBA e di Savannah James Brinson. LeBron Jr sta muovendo i primi passi da giocatore liceale, ed ogni progresso del figlio d’arte viene naturalmente seguito con grande curiosità dai media che fantasticano già di una possibile futura sfida padre-figlio su di un parquet NBA.
Bronny dunks it to seal the championship!@kingjames @tiphoops pic.twitter.com/c8Cg8i6YKz
— Ballislife.com (@Ballislife) July 28, 2019
LeBron James si attirato alcune polemiche di troppo dopo un’apparizione ad una partitella di AAU, le leghe estive statunitensi per ragazzi, in cui la star dei Los Angeles Lakers ha improvvisato per i presenti una piccola esibizione di schiacciate durante il riscaldamento dei ragazzi. Duro l’attacco di Withlock, che nella sua striscia quotidiana “Before We Go” ha accusato James di “arrivare ad usare persino le partitelle del figlio maggiore” per aumentare la portata e la popolarità del suo personaggio e della sua veste social, “producendo ad arte” dei video che diventerebbero naturalmente virali in pochi istanti.
Una smania di apparire, una voglia di protagonismo cui LeBron James sarebbe affetto, secondo Jason Whitlock, e tramite la quale sarebbe dunque facile leggere la scelta del suo trasferimento a Los Angeles.
Bron had to jump in the warm up line real quick ?
(via qwik11hoops/IG) pic.twitter.com/3gtkS7PjPM
— Bleacher Report (@BleacherReport) July 27, 2019
Un giudizio severo della mai tenera Fox, che negli anni passati e per questioni delicate come razzismo e disparità sociali ebbe con LeBron James alcuni contrasti. All’epoca del rifiuto degli allora campioni NBA Golden State Warriors di recarsi in visita alla Casa Bianca per essere ricevuti dal presidente Donald Trump, LeBron prese le difese del collega Steph Curry definendo Trump “un miserabile” (a bum). Per tutta risposta, Laura Ingraham di Fox News, conduttrice Neo-Con del “The Ingraham Angle” aveva invitato l’allora numero 23 dei Cleveland Cavs a “stare zitto e giocare”, (shut up and dribble).
Motto da cui James ed il socio di SpingHill Entertainment Maverick Carter, casa di produzione di LeBron che co-produrrà Space Jam 2, presero lo spunto per il docu-film omonimo andato in onda su Showtime lo scorso ottobre.
David Griffin, ex gm Cavs: “Non credo che LeBron sia affamato di vittorie come un tempo”
Una valutazione sicuramente più profonda e “di prima mano” sull’essere LeBron James, e sugli inevitabili rapporti di forza persino tra il giocatore ed il management delle sua squadre, la fornisce David Griffin, grande capo delle operazioni di basket ai New Orleans Pelicans e general manager dei Cleveland Cavalirs tra 2014 e 2017.
Griffin dedica un passaggio di una lunga chiacchierata con Jake Fischer di SportsIllustrated a LeBron James ed al peso specifico di una star con pochissimi precedenti nella pallacanestro NBA: “Quando LeBron tornò a Cleveland nel 2014, avvertii tutta la pressione di dover vincere con il suo ritorno, il fatto che a LeBron sarebbero toccati tutti gli onori in caso di vittoria ed a me tutte le critiche in caso di sconfitta. E’ inevitabile, ma non è una sensazione piacevole (…) io sapevo di poter essere di grande aiuto per lui, il nostro rapporto si è basata sulla fiducia reciproca: devi essere preparato ad avere confronti non piacevoli con uno come LeBron, ma io gli ho sempre detto ciò che lui aveva bisogno di sentirsi dire, e non ciò che voleva sentirsi dire. E lui questo lo ha sempre rispettato“.
Per Griffin, dopo la grande impresa del titolo 2016, quello della “redenzione” e del primo titolo nella storia della squadra della sua città per LeBron, l’ardore competitivo di James si sarebbe affievolito, o perlomeno ad esso si sarebbero affiancati altri obiettivi extra-cestistici: “Dopo il titolo del 2016, per lui (James, ndr) non era rimasto molto da dire. Non credo che da allora LeBron sia lo stesso animale da competizione di un tempo (…) dopo la stagione del titolo non riuscii più a tenere alta la tensione in squadra, anno dopo anno“.
David Griffin si dimise dalla carica dopo la stagione 2016\17, tra i motivi la mancanza di stimoli e le disfunzionalità della squadra e della franchigia: “Molto di quello che avevamo fatto era insostenibile nel tempo, non avevo più la forza di restare. Il momento dopo aver vinto quel titolo, sapevo che non sarei rimasto a lungo, per nessun motivo o cifra al mondo“.