Dwight Howard, insieme a Kyrie Irving, Avery Bradley, George Hill ed altri colleghi, è stato uno dei volti principali del “fronte del no”: ossia di quegli atleti NBA che non volevano la ripartenza della stagione NBA viste le problematiche maggiori che incombono sugli Stati Uniti.
Infatti la morte di George Floyd ha scosso le coscienze di tutta l’America scatenando la protesta in tutti gli angoli del paese. La questione razzismo è tornata la priorità negli States e anche il mondo NBA ha visto molti giocatori scendere in campo per rivendicare i diritti degli afroamericani.
Venerdì scorso c’è stata una videochiamata con un centinaio di giocatori proprio per discutere di questa questione. Perché scendere in campo e giocare quando fuori dalla bolla di Orlando ci sono problemi ben più gravi? Non è più importante far sentire la propria voce per cercare di annientare insieme il morbo del razzismo ancora dilagante?
La principale voce di questa obiezione è stata appunto quella di Kyrie Irving. Ma intorno a lui si sono raccolti anche altri personaggi. In ogni caso, la NBA nel maxi-documento emanato pochi giorni fa sulle regole da seguire sulla ripresa della stagione ha dichiarato di comprendere alla perfezione lo sdegno e le esigenze di queste proteste. Pertanto ha concesso ai giocatori il diritto di non giocare a patto di comunicarlo entro una data precisa.
Se Irving non ha fatto nemmeno un passo indietro, dagli ambienti vicini ai Los Angeles Lakers pare di capire che Dwight Howard alla fine deciderà di giocare molto probabilmente. L’ex Magic, infatti, ha smorzato un po’ i toni in alcune dichiarazioni rilasciate nella giornata di mercoledì.
“Il nostro principale obiettivo è aumentare la consapevolezza e la trasparenza di queste cose che ci riguardano. Molti dei nostro compagni ancora hanno paura di esprimere le loro preoccupazioni. Vogliamo essere certi che ci sia un dialogo aperto senza nessuna paura.”
Poi ha parlato anche della posizione più netta di Irving. “Per quanto Kyrie possa sembrare radicale, ha ragione al 100%. Non siamo più schiavi. Tuttavia, se uno di noi decide di farci da parte, non ha niente a che vedere col diritto di ciascuno di giocare.”
Perciò se da una parte la posizione della point guard dei Brooklyn Nets rimane netta, quella di alcuni suoi compagni è più sfumata. Ancora Howard non ha comunicato ufficialmente la sua decisione definitiva. Tuttavia, sembra che ora voglia tornare in campo dopo comunque aver preso una posizione chiara sugli avvenimenti che stanno prendendo piede negli Stati Uniti.
Più nebulosa pare, invece, la decisione di Avery Bradley. La guardia dei Lakers ed ex Celtics potrebbe dal canto suo optare per non seguire la squadra nella ripresa della stagione.
In tal senso, uno che non ha mai avuto dubbi è stato LeBron James. Sebbene il nativo di Akron abbia ruggito contro i soprusi subiti dagli afroamericani, la parola d’ordine per lui è giocare. Anche perché per i suoi Lakers le possibilità di mettere le mani sul titolo quest’anno sono ghiotte.