Home NBA, National Basketball AssociationNBA TeamsBrooklyn Nets Kevin Durant: “L’infortunio colpa degli Warriors? No, volevo giocare e gara 5 era l’obiettivo”

Kevin Durant: “L’infortunio colpa degli Warriors? No, volevo giocare e gara 5 era l’obiettivo”

di Michele Gibin
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Incolpare gli Warriors per il suo infortunio? Non è cosa da Kevin Durant, che in una lunga intervista concessa a Chris Haynes di Yahoo Sports nega qualsiasi tipo di pressione da parte della sua ormai ex squadra in quei giorni di finale NBA, il giugno scorso.

No, come potrei incolparli? Non esiste” Così KD, che ha rotto nelle giornata di mercoledì il suo “silenzio stampa” di oltre un mese dopo il suo passaggio ai Brooklyn Nets “Ho sentito dire che gli Warriors avrebbero fatto pressioni su di me per rientrare. Nessuno di loro mi ha mai detto una parola in questo senso mentre recuperavo dal problema al polpaccio. C’eravamo solo io e Rick Celebrini (preparatore atletico di Golden State, ndr) al lavoro sul campo, ogni giorno“.

Gara 5 era sempre stato l’obiettivo” Conferma Durant, che proprio in quella partita giocò una decina di minuti prima di infortunarsi al tendine d’Achille della gamba sinistra “Quel che è successo è successo, non è colpa di nessuno, capita. Ora dobbiamo guardare avanti e pensare al futuro, perché io tornerò in campo“.

L’infortunio costringerà con ogni probabilità Kevin Durant a saltare l’intera stagione 2019\20, la prima in maglia Nets dopo i titoli vinti a Oakland. Tornando a quella sera a Toronto, KD spiega di non ricordarsi molto dei minuti dopo l’infortunio, a causa delle emozioni e del comprensibile stato di shock: “Penso sempre a quella partita (…) sarà una delle tappe fondamentali della mia carriera visto l’infortunio ed il palcoscenico speciale. Cerco di vederla però solo come una partita di pallacanestro, in cui mi sono infortunato. Ed ora non vedo l’ora di tornare in campo, so che ci vorrà molto tempo e lavoro, ma ho incassato il colpo. Andiamo avanti“.

Spiacevole fu la reazione immediata del pubblico della ScotiaBank Arena di Toronto nel vedere Durant a terra: i tifosi di casa esplosero in un boato di gioia, subito però rintuzzato da Kyle Lowry, Danny Green e Serge Ibaka mentre il due volte MVP delle finali NBA abbandonava il campo sorretto da Steph Curry e dallo staff sanitario Warriors: “Non li ho sentiti, sinceramente, ma c’è da comprenderli: sarà probabilmente l’ultima finale NBA che (i tifosi, ndr) avranno visto“.

Io quella finale volevo giocarla Ribadisce DurantE puntavo proprio a gara 5. Mi sentivo bene in campo, avevo lavorato bene per tornare in buona forma facendo due allenamenti al giorno, eravamo sotto 3-1 e volevo davvero esserci“.

Ora, seppur a rilento, è il momento di una nuova avvenuta per Durant, che non ha mai avuto dubbi sulla sua decisione di lasciare i Golden State Warriors al termine della scorsa stagione: “Perché i Nets? Perché ho voluto così. Avrei lasciato Golden State solo per i Nets, hanno tutti i pezzi che servono ed un front office creativo, mi piace ciò che hanno costruito. Ho deciso il 30 giugno, ho voluto aspettare la fine della stagione senza fare piani mentre ero ancora in campo, per rispetto del Gioco, l’unica cosa che conta davvero (…) durante la stagione ho cercato di concentrarmi sempre più a fondo sul basket, giorno dopo giorno. E’ stato divertente, non mi ero mai calato così a fondo come quest’anno, lasciando furoi tutte le voci e le chiacchiere su di me, su Draymond (Green, ndr) e sulla free agency“.

Sui tempi di recupero dal suo infortunio Durant è vago, come naturale in una fase del genere: “Non lo so, difficile fare previsioni. E’ ancora troppo presto, sono al lavoro tutti i giorni e faccio un passo alla volta. Pensare troppo in là non mi farebbe bene“.

Quello che so è che ci vorrà davvero tanto lavoro. Avevo raggiunto un livello cui, sia fisicamente che mentalmente non ero mai stato. La mia mente è ancora lì, il mio fisico ora deve recuperare tanta strada. Quando accadrà, sarò pronto

Tempo di bilanci dunque per Durant, al termine del capitolo più importante e ricco di vittorie della sua carriera: “Gli Warriors? Mi hanno cambiato la vita. Sono diventato adulto a OKC ed arrivare a Golden State alla soglia dei 30 anni è stata un’esperienza rivelatrice, abbiamo raggiunto un livello mia visto, con giocatori con background diversi. Tanta esperienza che mia elevato da tutti i punti di vista, e che ho apprezzato davvero tanto“.

La vita è bella, tornerò a giocare ad alto livello, non c’è nulla di cui preoccuparsi, Dovrò rimettermi e potrò lavorare ancora sul mio gioco, perfezionarlo ancora di più. La perfezione è sempre stata il mio obiettivo, ora sono per me i giorni della lotta, dovrò lavorare, sudare e rimettermi in piedi. Ci vorrà tanto tempo

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