Incredibile al Barclays Center di Brooklyn, con Kevin Durant fermato nel terzo quarto della gara contro i Toronto Raptors a causa del protocollo NBA anti Covid. Durant aveva iniziato la partita in panchina, per la prima volta in carriera e dopo ben 876 gare NBA, per motivi di contact tracing.
Durant era risultato a contatto con una persona risultata poi positiva e ha dovuto sottoporsi a un test rapido prima di poter essere dichiarato idoneo. Cosa che si è risolta in pochi minuti con KD che ha potuto finalmente iniziare la partita dalla panchina, con Bruce Brown in quintetto al suo posto.
Tutto risolto? Assolutamente no, con la NBA che interviene di nuovo e di fatto estromette di nuovo dalla partita Durant, stavolta nel terzo quarto di gioco e definitivamente, per precauzione. Kevin Durant non può far altro che lasciare la partita, vedere i suoi compagni perdere per 123-117 contro i Raptors e affidare la sua frustrazione a Twitter.
La spiegazione della NBA al doppio stop per Kevin Durant
Il motivo del doppio stop a Durant in meno di un’ora lo ha poi spiegato la NBA in un comunicato. Inizialmente, il test sul contatto “sospetto” di Kevin Durant aveva dato un risultato “non chiaro”, inconcludente, e Durant era stato quindi fermato come prevedono i protocolli. Il test sulla persona è stato quindi ripetuto e il risultato è stato positivo, verdetto che ha costretto la NBA a rimuovere Durant dalla partita immediatamente “per un eccesso di cautela” e per determinare se i contatti del giocatore con la persona positiva fossero stati abbastanza vicini da far scattare la quarantena prevista. Nelle 24 ore precedenti alla palla a due, precisa sempre il comunicato della NBA Kevin Durant era risultato negativo a tre test compresi due tamponi molecolari.
Durant ha chiuso la sua “mezza” partita con 8 punti in 19 minuti, ai Nets non sono bastati ben 7 uomini in doppia cifra e i 17 punti con 12 assist di James Harden. Dall’altra parte 33 punti per Pascal Siakam e 30 per Kyle Lowry, con Toronto priva di OG Anunoby infortunato.
“Liberatemi“, così Durant durante la partita e dopo esserne stato estromesso nel terzo quarto, su Twitter. KD ha poi attaccato la NBA per il suo comunicato in cui spiegava le ragione dell’incredibile vicenda: “I tifosi non sono stupidi e non basterà un maledetto comunicato“.
Il corto circuito nell’applicazione del protocollo anti Covid è parso piuttosto evidente. In presenza di un test non chiaro di un contatto di Kevin Durant, la NBA avrebbe dovuto fermare subito il giocatore come già fatto in passato per altri casi, e non permettergli di restare comunque con i compagni per cautela. Mistero poi sul fatto che a Durant sia stato permesso di ritornare in campo con una situazione ancora non ben definita, e senza ancora sapere se effettivamente KD fosse stato esposto a un rischio di contagio o meno. Con la sua presenza Durant avrebbe potuto mettere a rischio di contagio anche compagni e avversari.
I Brooklyn Nets giocheranno la prossima partita contro i Philadephia 76ers in trasferta, domenica, ma Kevin Durant non viaggierà con i compagni come riportato da Adrian Wojnarowski di ESPN. Non è ancora chiaro quanto a lungo Durant dovrà restare nel protocollo NBA anti Covid.
“Siamo stati un po’ distratti da questo tira e molla“, così Nash dopo la gara. “KD? Non credo verrà a Philadelphia“. Parla di situazione bizzarra Joe Harris, “Ma io qui ci lavoro soltanto…“, secondo James Harden, “a questo punto il protocollo dovrebbe scattare per tutta la squadra, eravamo nello spogliatoio assieme. Forse non avremmo neppure dovuto giocare“.
Durant, Harden e Irving “recidivi” e già fermati dal protocollo NBA anti Covid
Kevin Durant aveva già contratto il virus a giugno 2020, e questa è la seconda volta in sue mesi in cui viene fermato per motivi di contact tracing, la prima volta a novembre quando aveva dovuto saltare 5 partite per via della quarantena prevista in caso di contatto ravvicinato con un positivo. Per lo stesso motivo James Harden aveva iniziato in ritardo il training camp con gli Houston Rockets, Harden aveva partecipato senza mascherina e distanze a un party in un locale pubblico affollato – cosa vietata dal protocollo ai giocatori – ed era scatta per lui la quarantena fiduciaria e una multa per l’infrazione del regolamento anti contagio.
Anche Kyrie Irving, durante le sue due settimane di assenza per motivi personali, era stato “beccato” in un locale pubblico al party di compleanno della sorella e al suo ritorno in squadra si era dovuto sottoporre alla quarantena obbligatoria. Anche per Irving era scatata la multa e la trattenuta dello stipendio per le partite saltate a causa della quarantena, resa necessaria da una verificata infrazione dei regolamenti.