È James Harden a finire sotto i riflettori nel match che mette di fronte i suoi Brooklyn Nets e gli Houston Rockets al Toyota Center, casa del Barba per quasi nove anni, nel corso dei quali è diventato un fuoriclasse assoluto, convocato all’All-Star Game in ogni anno della sua avventura in Texas e premiato con l’MVP della regular season 2017\18.
La scorsa notte, Harden è tornato a Houston da avversario per la prima volta dal 15 febbraio 2012, ricevendo un’accoglienza tutto sommato più che positiva, con lo speaker di casa Matt Thomas che ha annunciato il suo nome come ha sempre fatto nei nove anni scorsi, come se il numero 13 indossasse ancora la maglia dei suoi Rockets e non quella degli ospiti, quei Nets che con l’arrivo del classe ‘89 hanno definitivamente spiccato il volo (dieci vittorie nelle ultime undici partite) e puntano con decisione al primo titolo NBA della loro storia.
Brooklyn si impone per 132-114 in quel di Houston, con James Harden protagonista anche sul parquet: per lui, infatti, tripla doppia (l’ottava in stagione e con la maglia dei Nets) da 29 punti, 10 rimbalzi, 14 assist, 3 palle recuperate e una stoppata col 67% dal campo (10/15) e il 50% da dietro l’arco (4/8). “Capisco che i tifosi abbiano emozioni contrastanti, quindi me l’aspettavo. Per quanto mi riguarda, volevo solo scendere in campo e regalare loro un grande show. Anch’io ero molto emozionato, ma quando sono sceso in campo ho pensato solo a fare il massimo per vincere la partita.”, ha dichiarato il grande ex della serata in merito all’accoglienza dei tifosi dei Rockets, che gli hanno riservato tanti applausi e una grande ovazione, ma anche qualche fischio.
Il ritorno di Harden a Houston, tra emozioni, applausi e qualche fischio
“Ho appreso tramite internet l’intenzione dei Rockets di ritirare la mia maglia. Non sono riuscito a riportare il titolo NBA a Houston, ma ho fatto di tutto per la squadra e la città, sia in campo che fuori. Spero che questo possa prevalere sulla mancata vittoria dell’anello.”, il commento di Harden sulla decisione del proprietario dei Rockets Tilman Fertitta di ritirare la sua maglia numero 13, con cui ha scritto la storia dal 2012 al mese scorso.
Se è vero che a prendersi la scena è stato Harden, è pur vero che quello del Barba non fosse l’unico grande ritorno della serata: serata speciale, infatti, anche Mike D’Antoni, head coach dei Rockets dal 2016 allo scorso settembre e attualmente assistant coach di Steve Nash ai Brooklyn Nets. “Io e mia moglie Laurel torneremo a Houston quando smetterò di allenare e vivremo lì. È una città speciale e non ho mai incontrato persone migliori altrove. A Houston ho trascorso i migliori quattro anni della mia carriera.”, le parole di D’Antoni sulla città della squadra con cui ha sfiorato il suo primo anello NBA da allenatore nel 2018.