I Los Angeles Lakers dei campioni della stagione 2012/13 sono stati un’esperienza fallimentare: Kobe Bryant, Pau Gasol, Steve Nash e Dwight Howard non erano riusciti a creare la giusta alchimia per diventare realmente una squadra di spessore.
Anche se bisogna ammettere che le perplessità sul progetto c’erano. Per quanto Bryant e Nash fossero dei campioni assoluti erano al termine della loro carriera e lo stesso Gasol stava entrando in fase calante rispetto al giocatori dei due anelli vinti nel 2009 e 2010. Howard, rispetto al gruppo dei big, era il più giovane. Veniva da otto stagioni consecutive agli Orlando Magic in cui aveva collezionato diversi premi. tra le altre cose è stato per tre volte di fila “Difensive player of the year”. E i suoi Magic nel 2009 si erano fermati proprio alle Finals contro i gialloviola di Bryant e Gasol.
Uno dei motivi del naufragio di quella stagione è stata la continua mancanza di intesa tra Bryant e Howard. L’ex Magic ne ha parlato in una diretta Instagram recente col compagno di squadra Jared Dudley. “Parlerò per me stesso. In quella stagione c’erano un sacco di “io” in quella squadra. Ho approcciato l’annata nella mia versione migliore anche come uomo. Ero giovane ed era veramente difficile per me e Kobe comunicare. Penso che fossimo su due livelli mentali diversi”.
Al termine della stagione, Howard da free agent aveva lasciato i Lakers per accasarsi ai Rockets. Da quel momento si sono susseguiti i numerosi problemi alla schiena e il peregrinare attraverso diverse squadre NBA. “Una volta dopo aver lasciato i Lakers tutti dicevano che ci odiavamo. Ma non era minimamente così. Ero irritato per come avevamo giocato, ma non lo odiavo”.
Dopo aver giocato pochissime partite nella scorsa stagione a Washington, la carriera di Howard sembrava essere volta al termine. Poi, a causa dell’infortunio di DeMarcus Cousins, è arrivata la chiamata dei Lakers con cui ha firmato un contratto annuale al minimo salariale dopo aver battuto la concorrenza di altri candidati. In questa stagione si è dovuto reinventare. Si è adattato ad un ruolo minore e lo ha fatto benissimo. Si è messo al servizio del gruppo e quando è stato chiamato in causa, ha risposto presente.
Dopo un’ottima gara da 21 punti e 15 rimbalzi il 14 gennaio contro i Cavaliers, era veramente contento. “Giocare qui a LA è una benedizione per me. Mi sto gustando ogni momento”. L’ex Rockets avrebbe voluto riappacificarsi con Kobe e lo voleva infatti al suo fianco per lo Slam Dunk contest. Purtroppo il suo desiderio non si è avverato; Kobe è morto nell’incidente di Calabasas prima che tutto ciò potesse accadere.
Howard non avrebbe voluto che tutto finisse in quel modo. Avrebbe voluto che tra loro due ci fosse un chiarimento e lui era pronto a farlo. Ma il destino gli ha messo i bastoni fra le ruote. Così aveva commentato la dipartita del suo ex compagno di squadra.
“Un sacco di persone pensavano che io e Kobe ci odiassimo e cose del genere. Ci sono state delle volte in cui non ci siamo capiti. E non ho avuto la possibilità di dirgli quanto fossi contento del periodo che avevamo passato insieme. E quanto fossi grato anche per quello di essere tornato qui a LA”.