Nella conference call con i giocatori ed i vertici della NBPA, il commissioner NBA Adam Silver non ha voluto usare mezzi termini per descrivere l’impatto economico della sospensione delle partite: il 40% dei ricavi totali della lega proviene dall’indotto creato sera dopo sera nelle arene, tra biglietti, parcheggi, strutture e intrattenimento dei presenti. Presenti alla conferenza video Silver, la direttrice della NBPA (l’associazione giocatori) Michele Roberts e Chris Paul, che dell’associazione è il presidente, ed una rappresentanza degli atleti.
Adam Silver ha prospettato ai giocatori gli scenari più negativi per la NBA, mai esclusi in principio in tutte le sue dichiarazioni pubbliche, ovvero la possibilità di cancellare definitivamente la stagione 2019\20, e persino quella di giocare a porte chiuse le partite fino a ben oltre l’inizio della stagione 2020\21. L’eventuale danno economico, al netto delle cifre sopra riportate, è facilmente intuibile. “Senza un vaccino, e senza delle terapie efficaci per la cura della malattia, anche la NBA dovrà far fronte alla pandemia collettivamente. Si tratta di ponderare i rischi”, di convivere col virus, ha spiegato Silver.
La riunione ha affrontato molti temi, tra cui la sicurezza di atleti e staff che nei prossimi giorni potranno tornare a lavorare in palestra, e naturalmente le implicazioni finanziarie su salary cap (e quindi sugli stipendi) per i giocatori.
NBA, Silver: “Formato e location, si decide a giugno”
Tramontata definitivamente la possibilità di una ripartenza “normale”, con le partite da giocare in tutte le arene, Silver ha confermato che l’opzione di portare a termine il campionato in una location unica e isolata come Las Vegas o il Walt Disney World Resort di Orlando, “ha senso”, aggiungendo però che la NBA non prenderà alcuna decisione prima di giugno. “Non riteniamo non sia sicuro ne utile farvi volare (ai giocatori, ndr) di città in città, in arene senza pubblico. Riteniamo che la cosa più sicura sia giocare in una singola location, al massimo due, per ripartire“, così il Commissioner.
Un altro tema discusso, seppur prematuro in questa fase, è quello del formato con cui riprendere la stagione. Adam Silver ha confermato di lavorare per salvaguardare il formato canonico dei playoffs e delle serie al meglio delle 7 partite, ma la possibilità di un torneo di play-in per formare i tabelloni è allo studio. Il commissioner ha inoltre ribadito che la ripresa estiva della stagione potrebbe rinviare a dicembre l’inizio dell’annata successiva, quella 2020\21: uno scenario che potrebbe comunque verificarsi anche se la stagione 2019\20 dovesse saltare.
Adam Silver: “I tamponi? Nessun trattamento di favore per noi”
Al momento, con i giocatori che si accingono a tornare in palestra su base volontaria, non esistono test rapidi per la diagnosi del coronavirus Sars-CoV2 affidabili, che non il “classico” tampone diagnostico. Silver ha confermato la necessità per i giocatori di essere sottoposti ai test, prima e durante l’eventuale periodo di 3 settimane di training camp. La speranza della NBA è quella di non vedersi costretta a chiudere di nuovo – e questa volta definitivamente – in caso di test positivi, ma di contenere i casi e testare immediatamente i contatti più vicini ad eventuali casi positivi. Da settimane gli Stati Uniti cercano di aumentare la produzione di tamponi diagnostici da immettere sul mercato, per aumentare il numero di test. Secondo Silver, per giugno ci sarà la possibilità anche per la NBA di accedere facilmente ai test, senza dare l’impressione di trattamenti di favore: “Non sottrarremo i test alle persone che ne hanno bisogno“.
Full ESPN story on NBA Commissioner Adam Silver's conference call with players. "…The single greatest challenge of all our lives." https://t.co/GIffomTflH
— Adrian Wojnarowski (@wojespn) May 9, 2020