Nessuno, ad inizio stagione, avrebbe scommesso un centesimo sui New York Knicks. Il 2020/2021 doveva essere, secondo la maggior parte di esperti e critici, l’ennesima stagione di transizione senza obiettivi reali. Dopo ormai un mese dall’ opening night, i Knicks si trovano clamorosamente ottavi nella Eastern Conference, con un rispettoso record di 8-8. In questo articolo andremo ad analizzare i segreti dei New York Knicks di questa prima parte di stagione.
Sono state davvero poche le preview di questa stagione che vedevano la franchigia della Grande Mela in una posizione diversa dall’ultimo o dal penultimo posto della Conference. Il roster e l’organico erano considerati tra i peggiori della intera NBA. Invece, guidati dal loro leader Julius Randle e da un ottimo inizio di stagione, New York sta facendo ricredere tutti, dimostrando che un piazzamento tra le prime dieci (per arrivare a giocarsi il play-in per i playoffs) non è solo un’utopia.
Dietro quella che è probabilmente la più grande sorpresa della stagione, ci sono numerosi spunti interessanti e segreti nascosti. Li andremo ad approfondire punto dopo punto.
I segreti dei New York Knicks: Tom Thibodeau e la chimica di squadra
Da quando Mike D’Antoni si dimise nel lontano del 2012, New York ha visto passare diversi head coach, da Mike Woodson a David Fidzale passando per Jeff Hornacek. Nessuno di questi è mai riuscito a creare una chimica di squadra vera e propria per poter puntare in alto. Tom Thibodeau invece ha impiegato poco tempo per creare subito una validissima organizzazione, a partire dalla fase difensiva. I Knicks sono tra le migliori tre difese della lega sia per efficienza che per punti concessi per partita ogni 100 possessi (106.1). Inoltre gli avversari contro i New York Knicks stanno tirando complessivamente col 43.4% dal campo, la minor percentuale di tutta la lega (36.3 canestri realizzati su 83.7 tentati). La recente vittoria arrivata contro i Golden State Warriors è arrivata proprio grazie a quel lato del campo, dove hanno lasciato Curry & co. ad un misero 23% da tre e 37% dal campo.
In attacco invece, l’ex coach di Minnesota e Chicago, ha creato un sistema improntato ad un movimento di palla rapido con più blocchi lontano dalla palla, per cercare di smarcare i tiratori, rispetto a quelli sulla palla. Spesso l’azione offensiva parte con Julius Randle o RJ Barrett in post alto o basso, per poi innescare i tagli o i vari tiratori.
Nonostante questo però, i Knicks generano la maggior parte dei punti tramite isolamenti (decima nella lega in tale frangente) e post basso (sesta per punti generati da questo fondamentale). Il maggior punto di forza comunque, è la capacità di procurarsi extra-possessi e di dominare a rimbalzo difensivo. New York cattura 47.1 rimbalzi per partita (quinti nella lega), di cui 10.6 offensivi. Inoltre, rispetto allo scorso anno, in cui erano nettamente la peggior squadra per tiri da tre tentati (solo 23 per partita) che per percentuali, quest’anno sembrano utilizzare molto più spesso il tiro dall’arco. Seppur non con risultati entusiasmanti, New York è salita tra le prime venti per percentuale da tre punti (38% in stagione, 11/24 nella vittoria contro Golden State). Sicuramente questa è un’altra innovazione portata da coach Thibodeau.
Il fattore e il leader del team: Julius Randle
La crescita di New York è sotto gli occhi di tutti. Questa sorpresa è direttamente proporzionale a quella di Julius Randle, vero leader del team, che sta giocando il miglior basket della sua carriera. Il numero 30 sta viaggiando 23 punti, 11 rimbalzi e 6 assist di media, mostrando una mentalità e un’intelligenza cestistica non indifferente.
Randle ha sempre dimostrato nella sua carriera, in particolare negli ultimi anni dove è migliorato molto, di essere un giocatore completo, ma che stentava a fare l’ultimo step di qualità per diventare un all star. Questo salto, in questo inizio di stagione, sembra invece raggiunto. Ha migliorato notevolmente il suo tiro da tre e dal mid-range e ha acquisito maggiore fiducia nei suoi mezzi fisici ed atletici, e ciò è evidenziato dal numero di rimbalzi, dove da ala grande, è il migliore della lega, ma anche nella media di tiri che prende per partita, ben 16.7.
New York spera che Randle riesca a dare continuità alle sue ottime prestazioni. Se dovesse effettivamente essere così, i Knicks sanno di poter contare su un giocatore completo sui due lati del campo per cercare l’impresa playoffs.
I segreti dei New York Knicks: mix giusto tra giovani e veterani
Se è indubbio che Julius Randle stia giocando un grandissimo basket e che sta trascinando sulle sue spalle tutta New York, tanto merito va dato alla crescita dei vari role player messi attorno al loro leader.
Il roster è formato da numerosi giovani con una gran voglia di incidere e dare il loro contributo. Su tutti RJ Barrett (28 punti per lui contro i Warriors), che sta confermando le buone cose viste nel precedente anno da rookie, con 17 punti e 7 rimbalzi di media. Ma anche la fisicità e la grinta di Mitchell Robinson (1.8 stoppate di media) e il talento di Kevin Knox sono due fattori da non sottovalutare. Molto importante però, è l’impatto di vari giocatori esperti che militano in NBA da qualche anno e che stanno trovando la loro dimensione quest’anno. Su tutti Austin Rivers e Nerlens Noel, che dalla panchina offrono sempre il loto contributo in entrambi gli estremi del campo. Ma gli stessi Reggie Bullock ed Elfrid Payton, dopo delle stagioni negative (il primo a Los Angeles sponda Lakers, il secondo a New Orleans) si stanno riscattando quest’anno, punendo quando serve dall’arco e combattendo in difesa.
Detti i punti di forza, è logico che New York parta comunque sfavorita con le altre pretendenti playoffs ad Est. Probabilmente manca quella superstar in grado di vincere partite da sola, ma i Knicks vogliono continuare a stupire. La post-season, che i tifosi di New York non vedono dal 2013, non sembra, senza esagerare, un obiettivo irrealizzabile.
NB: le statistiche utilizzate nell’articolo fanno fede alla data di pubblicazione dello stesso.