Wilt Chamberlain, semplicemente mister 100 punti.
Se si vuole cercare l’immagine simbolo della storia della pallacanestro mondiale si può scegliere tra diverse foto: la schiacciata di Jordan, l’abbraccio tra Bird e Magic, la tripla allo scadere di Allen, le lacrime di gioia di Bryant… si può scegliere tra migliaia di foto. Quella più indicata però, forse, è quella di un uomo, un sorridente, grosso uomo nero che mostra fieramente un foglio, sopra quel foglio c’è scritto un numero: il numero 100. Se si vuole cercare l’immagine simbolo della storia della pallacanestro bisogna scegliere quella della prestazione più incredibile di questo sport. Questa prestazione è stata gentilmente offerta agli annali da quel sorridente, grosso uomo nero e quel numero 100 sta ad indicare il numero dei punti appena messi a referto. Prendiamoci una pausa da questa NBA e ripercorriamo la storia di quell’uomo, quell’uomo che forse è stato il più dominante della storia (senza offesa Shaq), quell’uomo capace di numeri che al giorno d’oggi non sarebbero nemmeno lontanamente immaginabili. Quell’uomo di nome Wilt Chamberlain.
Wilt Chamberlain e Philadelphia
Torniamo al 1936, a Philadelphia, dove la signora Olivia, moglie di William Chamberlain ha appena dato alla luce il nono bambino della famiglia: Wilt. Questo bambino però è un po’ diverso dagli altri otto: è estremamente lungo. Questa sua lunghezza gli causerà problemi di salute per tutto l’arco della sua infanzia, a sette anni si ammala di polmonite, riuscendo fortunatamente a salvarsi grazie “Doc Rogers”, un medico amico di famiglia. Passata la paura, Wilt si dedica all’atletica, si perché nonostante un fisico non propriamente adatto, il giovane Chamberlain si scopre avere una dote particolare per lo sport. Questa passione per lo sport lo porta ad avvicinarsi al basket, sport appropriato alle sue caratteristiche fisiche che permette al giovane Wilt di conoscere anche parecchie ragazze – nella sua biografia dichiarerà di aver avuto più di 20.000 ragazze.
Decide così di iscriversi alla Philadelphia Overbrook High School. Il vantaggio sui suoi compagni è evidente, è almeno venti centimetri più alto di loro, e quindi Wilt si annoia. Nei primi tre anni vince tutto quello che era possibile vincere, con una media di 40 punti a partita. Ormai ha capito che con il basket può diventare qualcuno e al momento in cui deve scegliere il college più di 200 università bussano alla sua porta. Ha deciso di voler andare via da Philadelphia e in genere da tutte le città vicine, esclude anche le università del sud per questioni razziali e così nel 1955 Chamberlain entrò al college, come giocatore dei Kansas Jayhawks, allenato da Phog Allen.
Wilt Chamberlain un uomo un mito: le origini
Generalmente i ragazzi al primo anno di college non disputavano il torneo ma si allenavano soltanto, ma Wilt riuscì a impressionare il suo allenatore già nell’amichevole tra i freshman e la squadra del college grazie ai suoi 42 e 29 rimbalzi, diventando da subito titolare della squadra. I suoi anni al college sono micidiali: Wilt è, per distacco, il giocatore più forte, gli avversari non hanno idea di come marcarlo. Giocare con lui era come battere Popey a braccio di ferro: impossibile. Wilt è troppo più forte e lui non si diverte. In NBA non ci può ancora andare perché deve avere 21 anni, però Chamberlain vuole cominciare a guadagnare qualche dollaro. Decide quindi di giocare per gli Harlem Globe Trotter, per una cifra di 60.000$.
“Once Wilt got upset with me and dunked the ball so hard it went through the rim with such force that it broke my toe as it hit the floor.”
Il 24 Ottobre 1959 diventa un giocatore dei Philadelphia Warriors, iniziando la sua carriera NBA. Nella sua prima partita mette a referto 41 punti e 29 rimbalzi. A fine stagione vanterà una media di 37.7 punti e 27 rimbalzi ad allacciata di scarpette, diventando MVP e Rookie of the year. Nella sua prima post-season, riesce a battere Syracuse al primo turno ma, al turno successivo, è la volta di Bill Russell e dei suoi Boston Celtics, campioni uscenti. In quella serie Wilt fu praticamente annullato: ogni volta che riceveva palla li veniva fatto fallo. La rabbia per quella sconfitta comportò il rookie ad optare per il ritiro, fortunatamente poi ci ripensò ed intraprese la sua seconda stagione. L’anno successivo le sue medie migliorarono ma la squadra venne ancora una volta eliminata nei playoff, questa volta da Syracuse.
La sua terza stagione è quella dei 50.2 punti di media, condita da 25 rimbalzi a partita, è la stagione ei 100 punti contro i Knicks ed è la stagione delle finali di conference, perse ancora una volta contro Boston. L’anno successivo la squadra si rilocò a San Francisco, ma l’esperienza californiana di Wilt durò solo un anno, in quanto, a causa di problemi finanziari, i Warriors furono costretti a cederlo: Wilt tornò a Philadelphia, ormai diventata 76ers.
Nel suo primo anno con i Sixers Wilt mantiene le medie incredibili di sempre, la squadra raggiunge i playoff dove per la quinta volta in sette anni Wilt incontro Bill Russell e, ancora una volta, Chamberlain fu costretto a lasciargli l’anello. L’anno successivo vinse il suo secondo titolo MVP ma, arrivati alla post-season e con ancora una volta davanti i Celtics, cominciarono i problemi per il centro di Philly. Nonostante i Sixers vantassero del fattore campo, Boston vinse le prime due gare, e nonostante un accorcio in gara 3, si sbarazzarono di Philadelphia in 5 gare. In tutto ciò tifosi, stampa e compagni cominciarono a prendersela con Wilt, reo di non aver preso parte agli allenamenti e di essere mai stato concentrato.
In questo clima teso c’era bisogno di un cambiamento: Schayes fu rimpiazzato da Hannum che tornò ad allenare Chamberlain dopo averlo già fatto a San Francisco. Durante le riunioni di spogliatoio il clima era teso, volavano parole e, a volte, anche qualche sberla tra il coach e Wilt, e fu proprio questo che fece si che Chamberlain iniziasse a rispettarlo. Wilt aveva capito che per aggiudicarsi l’anello era necessario cambiare, e quell’anno decide di rinunciare a qualche tiro per aiutare maggiormente la squadra. Questa decisione gli vale il terzo titolo MVP ma, soprattutto, la prima vittoria ai playoff contro Boston. In finale ci sono i Warriors, che vengono eliminati in sei gare: Wilt vince il suo primo anello. L’anno successivo vinse il suo quarto MVP ma non riuscì nell’impresa del back-to-back, eliminato dai soliti rivali di Boston. Sarà l’ultima stagione di Wilt in Pennsylvania.
Wilt Chamberlain, la sua vita ai Lakers
L’anno successivo Wilt segue coach Hannum -che diventerà allenatore ad Oakland- ad ovest, diventando un giocatore dei Los Angeles Lakers. La sua prima stagione tuttavia è deludente, costretto molte volte in panchina. I Lakers riuscirono comunque ad arrivare in finale, dove però persero in 7 gare contro i soliti Celtics. Nella stagione 1971-72 i Lakers assunsero l’ex Boston Celtics Bill Sharman e la squadra riuscì a ritornare alle NBA Finals, dove incontrarono i New York Knicks e in 5 partite, Wilt riuscì a conquistare il suo secondo e ultimo titolo.
Terminata la sua carriera NBA, e dopo una breve esperienza ABA, Wilt intraprese la carriera di businessman, aprì un night ad Harlem e cominciò ad investire in borsa, partecipò inoltre a molte pubblicità. Dopo queste breve esperienze si dedico anche al cinema, senza però riscontrare il successo sperato. Morì a causa dei suoi tormentati problemi di cuore, a Bel-Air, California, il 12 Ottobre 1999, a soli 63 anni.