La scorsa notte, James Harden ha offerto l’ennesima prestazione da consegnare ai posteri di una stagione in cui sta infrangendo tutti i record possibili e trascinando i suoi Houston Rockets ai piani della Western Conference, dopo che i Razzi avevano iniziato la stagione a dir poco a rilento. Dal punto di vista offensivo, il Barba è una garanzia ormai da anni, ma mai prima d’ora aveva fatto registrare prove del genere in attacco, peraltro sommate a una difesa molto sottovalutata (2.2 steals e 0.8 stoppate per partita e leader delle palle deviate sopra Paul George).
Se è vero che Harden ha compiuto un ulteriore step per consacrare il suo status di fuoriclasse a tutto tondo, capace di ammazzare le difese avversarie con i suoi step-back mortiferi, i crossover ubriacanti e la capacità di mettersi in ritmo in qualsiasi momento e posizione, è pur vero che ha anche dimostrato di essere un gran difensore, in grado di marcare avversari più forti e possenti fisicamente, soprattutto in post.
Nel match perso per 126-125 a un istante dalla conclusione dell’overtime sul campo dei Memphis Grizzlies, infatti, il fuoriclasse degli Houston Rockets ha messo a referto ben 57 punti, 7 rimbalzi, 8 assist, 2 recuperi e altrettante stoppate col 46% dal campo (18/39), il 53% dalla lunga distanza (9/17) e il 100% dalla lunetta (12/12), mandando a libri la sua settima gara da 50 o più punti in stagione (gli altri giocatori non ne hanno ancora fatta più di una), la sedicesima in carriera. Nella storia, hanno fatto meglio di lui in una singola stagione soltanto Wilt Chamberlain (45 nel 1961-1962, 30 nel 1962-1963, 9 nel 1963-1964 e nel 1964-1965 e 8 nel 1960-1961), Kobe Bryant (10 nel 2006-2007) e Michael Jordan (8 nel 1986-1987).
Harden scrive ancora il suo nome nella storia

James Harden inarrestabile: altra partita da almeno 50 punti, altra traccia indelebile nella storia del gioco.
Per ciò che concerne le partite da almeno 50 punti in carriera, invece, il Barba è primo tra i giocatori attualmente in attività, davanti a LeBron James (12), Stephen Curry e Kevin Durant (6), Damian Lillard e Russell Westbrook (5) e Carmelo Anthony (4). A precederlo i sopracitati Wilt Chamberlain (118), Michael Jordan (31), Kobe Bryant (25) e Elgin Baylor (17). Il classe ’89 è primo tra i giocatori ancora in attività anche per quanto riguarda i quarantelli in carriera (75 per lui, 64 per James, 55 per Durant e 43 per Westbrook), mentre nella storia è settimo alle spalle dei soli Chamberlain (271), Jordan (173), Bryant (122), Baylor (88), Allen Iverson (79) e Oscar Robertson (77).
The Beard è in un’ottima posizione anche nella graduatoria dei giocatori con il maggior numero di partite da 40+ punti in una singola regular season, attestandosi al nono posto all-time con le 26 gare della stagione attualmente in corso, dietro i già menzionati Chamberlain (63 nel 1961-1962, 52 nel 1962-1963, 35 nel 1960-1961, 32 nel 1963-1964 e nel 1959-1960), MJ (37 nel 1986-1987), Rick Barry (28 nel 1966-1967) e Kobe (25 nel 2005-2006). L’unico giocatore attualmente militante in NBA che figura nelle prime 23 posizioni di questa classifica è Westbrook (18 nel 2016-2017).
Il detentore del premio di MVP, inoltre, sta viaggiando a medie di 36.1 punti, 6.5 rimbalzi, 7.7 assist, 2.2 palle recuperate e 0.8 stoppate col 44% al tiro e il 36% da dietro l’arco in 68 presenze ed ha già totalizzato 2456 punti (sorpassato il suo career-high di 2376 stabilito nel 2015-2016), risultando primo nella lega per ciò che concerne punti, recuperi, triple segnate e tentate e tiri liberi realizzati e tirati. Come se non bastasse, Harden ha messo la sua firma su cinque delle sei migliori prestazioni stagionali della regular season 2018-2019: 61 punti (career-high) al Madison Square Garden con i New York Knicks, 58 punti contro i Brooklyn Nets prima e i Miami Heat poi, 57 punti contro i Memphis Grizzlies ben due volte. Kemba Walker, con il career-high da 60 punti contro i Philadelphia Sixers, è l’unico a non chiamarsi James Harden che rientra in questa lista.
Dopo aver interrotto la striscia di partite consecutive con almeno 30 punti, piazzandosi al secondo posto tra i migliori di sempre a quota 32, Harden non ha smesso di scrivere la storia: i suoi numeri pazzeschi lo stanno consacrando sempre più tra i migliori della storia, soprattutto dal punto di vista offensivo. Scomodare grandi nomi, del resto, è un lusso che soltanto i veri campioni possono permettersi.