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“Dear Kobe”, la Redazione di NBAPassion ricorda Kobe Bryant

di Michele Gibin
kobe bryant

La Redazione di NBAPAssion.com dà il suo personale tributo a Kobe Bryant, scomparso all’età di 41 anni assieme alla figlia tredicenne Gianna Maria, ed a altre 7 persone tra cui la famiglia di coach John Altobelli, allenatore della squadra di Baseball all’Orange Coast College, ed amico di famiglia. 9 in totale le persone scomparse a Calabasas, California.

Bryant lascia la moglie Vanessa e le figlie Natalia Diamante, Bianka Bella e Capri Kobe, nata nel luglio 2020.

 

Caro Kobe, fa male pensare a te in queste circostanze. Il giorno dopo ancor di più. ma è proprio questo: il vero dolore. Una sensazione che probabilmente si prova veramente poche volte nella vita, per fortuna. Una sensazione che dimostra ancora di più come un giocatore del tuo livello rimarrà nel cuore di chi ama la pallacanestro. Anzi, di chi ama lo sport. Perché vedere come tutti, TUTTI parlino di te è impressionante. Non un campione, qualcosa di più. Intere generazioni sono cresciute guardando quello che facevi sul parquet. La tua mentalità, che pochi hanno avuto nella storia dello sport e che tutti ricorderanno. Quella passione che mettevi in ogni singola cosa che facevi, dentro e fuori dal campo. Hai spinto milioni di bambini, compreso me, a prendere quel pallone nelle mani e pensare: ‘Voglio provarci,voglio diventare come lui’.  non ci sono parole per esprimere quanto tutti noi ‘giocatori’ o amanti del basket, ti siamo riconoscenti”.

“Grazie Kobe, veramente grazie”.

Lorenzo Bucci, redazione News, NBAPassion.com

 

“Una ferita che difficilmente guarirà in tempi brevi. Oltre lo sportivo, il marito, il padre e l’uomo. In una settimana dove è stato al centro dell’attenzione con l’anniversario degli 81 punti, con LeBron che appena qualche ora prima lo supera al terzo posto dei marcatori All-Time. Non doveva finire così, avevi ancora molto da dare. Tua moglie e le tue figlie non meritavano questo”.

Andrea Esposito, redazione Approfondimenti, NBAPassion.com

 

“E’ realmente difficile. E’ difficile perché non ci credi. Com’è possibile che Kobe sia morto? E’ l’unica domanda realmente che puoi porti. Talmente assurdo che stamattina sono andato a ricontrollare. E’ difficile accettare che muoiano 9 persone in un incidente in elicottero. Noi ci concentriamo su di te perché sarai sempre con noi, ma in realtà non ci sei più. Semplicemente pensare di non vederti a 70 anni a bordo campo di un All-Star Game, magari nella tua Los Angeles, con scritto Hall of Famer sotto il tuo nome, mi fa stare male. Perdiamo un uomo e un giocatore. Non lo perdiamo solo noi maledetti amanti del basket. Lo perdono tutti”. 

Simone Massari, redazione News, NBAPassion.com

michael jordan kobe bryant

Kobe Bryant contro Michael Jordan

“Caro Kobe,
ora che il dolore ha lasciato spazio alla durissima realtà dei fatti, voglio onorarti come meglio posso.
Sarebbe inutile ribadire cosa hai rappresentato non solo per tutta la grande famiglia del basket, ma anche dello sport: limitare tutto al tuo smisurato palmares sarebbe quasi offensivo, perché i numeri non possono spiegare adeguatamente tutte le cose di questa dimensione.

La gloria e la grandezza da te raggiunte sono il frutto di tanto talento, ma anche lavoro smisurato, un’ossessione quasi compulsiva verso quella dannata palla a spicchi che amavi come non mai, e che ti ha accompagnato per tutta la carriera, nelle vittorie e nelle sconfitte, nelle gioie e nei dolori. Non sei stato il padre di tutti noi, ma il maestro di vita che ci ha insegnato cosa volesse dire lottare per ciò che ami con tutto te stesso, dare l’anima e il sangue per i tuoi obiettivi, non mollare neanche quando ogni cosa appare contraria e contro di te.

Ed ora, se il buon Dio ha deciso di voler giocare 1 contro 1 solo con te, rubandoti alle nostre vite, quello che hai combinato sui parquet di tutta America, nessuno potrà mai togliercelo. A nome di tutti i ragazzini, diventati uomini, che sono cresciuti provando ad imitarti nei campetti, in casa, nei videogiochi, ed a cui hai rubato il cuore: Grazie.

Per sempre tuo, Tommaso”

Tommaso Ranieri, redazione News, NBAPassion.com

 

“Kobe è stato il mio idolo sin da bambino, dal momento in cui ho iniziato ad approcciarmi a questo sport. La prima canotta NBA indossata sul parquet è stata la sua, cosi come la prima partita vista in diretta su Sky sport una notte di qualche anno fa. Per anni ho tentato invano di riprodurre i suoi fade-away in campo, il più delle volte non riuscendo neanche a toccare il ferro. Ma quando per pura casualità la palla entrava, un’inspiegabile gioia risplendeva nel mio animo. E’ stato una fonte di grande ispirazione, porterò la Mamba Mentality ovunque andrò e la userò in ogni contesto. E quando avrò nostalgia di lui, mi basterà guardare le sue giocate su Youtube e non mi sentirò più solo.

Ciao Kobe”

Daniele Guadagno, redazione Approfondimenti, NBAPassion.com

 

“Kobe è stato il primo grande campione NBA che ho avuto l’onore di vedere giocare dal vivo. Quel giorno, neanche a dirlo, decise una partita in bilico con 3 canestri in fila in isolamento, con quei movimenti puliti, inarrestabili, immarcabili.

Tornato a casa dal viaggio mi sono trovato spesso a raccontare quell’esperienza e a dover rispondere alla fatidica domanda: ‘Oh, ma com’è Kobe ?!?!’. Non mi sono mai fermato sull’aspetto tecnico perché quello è sotto gli occhi di tutti e molti lo potrebbero e saprebbero fare con più competenza. Ho sempre solo risposto che ho avuto la netta sensazione, guardando giocare le squadre quel giorno, che si alternassero in campo alcuni atleti, magari diversi per caratteristiche ma che ti sembravano simili, sembravano ‘dello stesso tipo’… poi ce n’era uno ‘diverso’. Avevo l’impressione che avesse una luce diversa, quasi fosse più ‘a fuoco’, più illuminato degli altri, come se ci fosse uno di quegli ‘spotlight’ che illuminano lo Staples a seguirlo sempre, anche in trasferta, a sottolineare in maniera quasi superflua, quanto fosse speciale.

Credo che sia stato davvero uno di quei pochi personaggi trasversali che puoi avere amato, tifato, odiato, insultato, ma che non potevi trattare con indifferenza e alla fine ti ritrovavi comunque a rispettare ed ammirare. Sarà uno di quei personaggi di cui sarò orgoglioso di poter dire ‘io l’ho visto giocare’ e di poter ricordare con gratitudine di aver ‘respirato la stessa aria’, anche se solo per una sera”.

Ilie Piacentini, redazione YouTube, NBAPassion.com

LOS ANGELES, CA - NOVEMBER 13: Tim Duncan #21 of the San Antonio Spurs and Kobe Bryant #24 of the Los Angeles Lakers share a laugh while playing on November 13, 2012 at the Staples Center in Los Angeles, California. NOTE TO USER: User expressly acknowledges and agrees that, by downloading and or using this photograph, user is consenting to the terms and conditions of the Getty Images License Agreement. Mandatory Copyright Notice: Copyright 2012 NBAE (Photo by Noah Graham/NBAE via Getty Images)

Kobe Bryant e Tim Duncan

“Passo all’indietro, fadeway e canestro, Kobe Bryant era una macchina perfetta, costruita per giocare a basket con una competitività e una grinta pari a quella di un soldato pronto ad attaccare. Con Kobe potevi stare sicuro, che sia davanti alla TV o al palazzetto passavi 48 minuti in piedi, o ti faceva divertire o ti risolveva le partite facendoti sbalzare. Capace di vincere da solo, non si riesce a trovare un singolo giocatore con il suo talento e con la stessa fame in 71 anni di storia della lega. Idolo, icona di molti ragazzi, Kobe è storia. Perché se è stato il primo a mettere in discussione Michael Jordan su chi potesse essere il migliore significa che siamo stati di fronte ad un mito, ben più grande di una leggenda. Questa è una perdita incalcolabile, per molti era un fratello nonostante non si sia mai incontrato dal vivo, uno sportivo e UOMO talmente grande che pure se giocava dall’altra parte del mondo si sentiva la sua vicinanza. Il mondo non se lo meritava. Un pensiero alle altre vittime, tra cui la figlia Gianna Bryant stroncata a soli 13 anni da un destino crudele. Siete immortali, dentro di noi sarete per sempre vivi. Grazie.

Kobe mi raccomando, non umiliare anche quelli che sono lassù con te, che poi ci perdiamo lo spettacolo”.

Stefano Cardone, redazione News, NBAPassion.com

 

Grazie Kobe. Grazie per tutto l’amore, la passione e la determinazione che hai mostrato nei confronti dello sport più bello del mondo. Grazie perché io mi sono avvicinato al mondo del basket e quindi della NBA grazie a te e pochi altri. La tua figura resterà per sempre nei nostri cuori, nella nostra mente e nella storia di questo magnifico sport, per sempre. 

Perché… Mamba 4 life. 8/24 forever. La tua leggenda verrà ricordata per sempre. Grazie ancora, Kobe.

Riposa in pace leggenda“.

Kevin Martorano, redazione Serie A LBA ed Approfondimenti,  NBAPassion.com

 

Per la mia generazione Kobe ha significato molto come sportivo e come persona, il rimpianto più grande è lo stesso che mi lega ai grandi del passato come Jordan, Bird, Abdul-Jabbar e tanti altri: non averlo vissuto al massimo. Questo perché mi sono affacciato al mondo NBA troppo tardi per vederlo giocare live. Però le sue gesta non sono a me sconosciute (ho rivisto tutto tra le repliche Sky e video su YouTube), e la tristezza della sua scomparsa mi ha lo stesso colpito nel profondo. Il basket, con la sua morte, ha perso molto, sotto tanti punti di vista. Tanti erano i ragazzi, che ora giocano nella NBA e che si ispirano a lui, da Giannis Antetokounmpo a Ben Simmon, che si sono allenati con lui per migliorare le loro qualità. Per quanto io non abbiamo un momento mio personale che mi lega a Kobe, con lui sul parquet, sono orgoglioso di condividere con questa leggenda la grande passione per il Milan, la squadra da lui sostenuta fin da bambino“.

Giovanni Oriolo, Redazione News, NBAPassion.com

Kobe Bryant dolorante dopo l’infortunio del 2013

Ci sono pochi motivi, per un ragazzo avvicinatosi alla pallacanestro pochi anni fa, per tifare Los Angeles Lakers, in un periodo di innumerevoli delusioni cestistiche. Anzi, a pensarci bene, quel motivo è solo uno: sei stato e sarai per sempre tu, Kobe.

Pur non avendo avuto la fortuna di apprezzare appieno le giocate che hanno fatto esplodere lo Staples Center, quelle che ti hanno collocato per sempre nell’Olimpo di questo fantastico sport; è come se avessi vissuto ogni singolo trionfo al tuo fianco, come se li avessimo festeggiati insieme. Dai titoli NBA a quelli di MVP, un fenomeno globale che ha cambiato irreparabilmente il modo di pensare lo sport.

Ho ancora negli occhi quei 60 punti contro gli Utah Jazz. Credevo non ci potesse essere un giorno più triste per il mondo del basket. Quel giorno è arrivato.

Domenica sei stato il mio primo pensiero al mattino (insieme ai tuoi 33.643 punti) ed il mio tormento notturno.

Ti ho sempre visto cadere e rialzarti, ma temo che questa volta possa essere diverso, che anche il più grande degli eroi si sia dovuto arrendere ad un avversario più forte.

MAMBA OUT, questa volta per davvero“.

Francesco Schinea, redazione News, NBAPAssion.com

 

Il 23 agosto e il 26 gennaio d’ora in avanti, probabilmente non li dimenticherò mai più.

Sono le date che incidono la memoria di un’icona sportiva globale di cui chiunque, per alcuni anche non ‘esperti’ o affetti dalla malattia della ‘passione del basket’, ora conoscono e conosceranno le sue gesta. Se dovessi parlare così di quello che Kobe Bean Bryant ha fatto o farà nel recente futuro, dovrebbero essere sintetizzate in queste tre righe.

Ovviamente il mio cuore e il mio basket di “pancia”, di sensazioni morbosamente troppo affettive e troppo sentimentali, non si ridurranno a tale espressione sopracitata.

Kobe non l’ho amato così tanto come tanti. L’ho rispettato come farebbero tutti.

Il suo talento è stato impareggiabile, maestosamente la cosa più vicina ai paradisi celesti. Quando dovevi tifare la squadra avversaria, che verosimilmente era per l’80% dei casi la tua squadra del cuore, già dall’inizio della contesa eri pronto a brandirgli contro tutto quello che potevi. La tua volontà, però, si emozionava, rimaneva folgorata da ogni suo gesto tecnico.

Ad ogni jab-step, fade-away, buzzer-beater (memorabile quello con i Suns in uno dei tanti turni di playoffs giocati allo Staples Center) rimanevo estasiato, colpito dal lavoro psico-fisico che ci aveva messo. Già, Kobe oltre ad aver dominato fisicamente quel pavimento legnoso dalle dimensioni di 28×15 metri, lo reputo un campione di testa.

Lavoratore instancabile. Uomo, con la U maiuscola, che ha preteso il massimo per sé stesso e per i suoi compagni con il solo obiettivo di migliorare lui e chi gli sta intorno. L’uomo più indomabile (agonisticamente parlando) presente nel mondo dello sport contemporaneo, capace di farti urlare a squarciagola il suo nome. Uomo capace di farci amare la vita in ogni sua essenza, come quando ha parlato di Gianna, sua figlia, che non l’ha mai lasciata per amore che un padre dà ogni giorno per un figlio

Di te ricorderò tutti i numeri: gli 81 punti totalizzati da solo contro i Raptors (seconda miglior prestazione individuale All-Time), di cui esattamente 5 giorni fa si celebrava il suo 14° anniversario. I 60 punti realizzati alla tua ultima partita allo Staples Center contro gli Utah Jazz, quelli del ‘Mamba-Out’ e dell’ultima partita in carriera con una sceneggiatura dannatamente hollywoodiana. I 5 titoli vinti, il quarto posto nella classifica marcatori di tutti i tempi superato come se fosse scritto nel destino due sere fa da LeBron James a Philadelphia, la città che ti ha consegnato i natali nell’estate del ’78. Le due medaglie d’oro decise da protagonista a Pechino prima e Londra poi. Ma soprattutto l’unica volta che sei tornato in Italia, hai indetto un concorso della Nike e hai dato la possibilità ad uno dei miei migliori amici (e la sfortuna non poterlo incontrare nelle mie vesti) di incontrare il suo messia di vita nel luglio del 2016 al PalaLido di Milano.

Oggi, caro Kobe, il mio cuore vuol dirti una cosa: perdonami se non ti ho apprezzato a pieno. Non ti ho amato come tanti come scritto in precedenza, ma le tue parole durante e alla fine della tua carriera stanno ispirando il mio domani.

In palestra, allenando i miei ragazzi nel mio inizio della carriera da allenatore, credo fortemente in quello in cui hai sempre creduto e cercato di farci capire nell’arco della tua intera esistenza: amore, dedizione, passione per essere vincenti in campo e fuori. Questi principi della tua filosofia sono diventati i miei cardini nella vita di tutti i giorni, perché come ieri sera e tutte le volte che ti ho visto, io non ho mai smesso di sognare come anche tu stesso hai scritto nella tua lettera d’addio.

Sappiamo entrambi, indipendentemente da cosa farò, che rimarrò per sempre quel bambino con i calzini arrotolati bidone della spazzatura nell’angolo 5 secondi da giocare. Palla tra le mie mani.

Thanks for all legend“.

Luca Castellano, redazione YouTube, NBAPassion.com

Un intenso Kobe Bryant

“Kobe non c’è più, se n’è andato, o almeno questo crediamo. Kobe è dentro di noi, dentro il cuore di ognuno di noi, dentro ogni persona che ama qualsiasi sport, ma in particolare, la pallacanestro. Kobe Bryant non è stato solo un simbolo per il basket, ma è stato tutto ciò che uno sportivo dovrebbe provare ogni volta che scende in campo o che si allena. Determinazione, costanza, impegno, ma soprattutto passione, tanta passione. Kobe era follemente innamorato del suo sport, e la cosa più bella della sua carriera non sono i titoli o i numerosi premi individuali che ha ottenuto, ma la passione che è riuscito a trasmettere, diffondendola a migliaia di persone che grazie a lui si sono innamorate della pallacanestro e dello sport in generale. A nome di tutti coloro che amano uno sport, grazie, grazie di essere esistito e grazie di aver fatto ciò che hai fatto. Addio Kobe, continua a insegnare a tua figlia come si gioca a basket e come si ama uno sport, lassù”.

Federico Ferri, redazione News, NBAPAssion.com

 

Dear Kobe, 

inutile dire che ci mancherai. Mancherai alla NBA, al basket, allo sport mondiale e a chi, come noi, ha sognato, vissuto e potuto raccontare momenti, sensazioni, emozioni che hanno segnato un’epoca. Le leggende sono immortali e questo è e sarà uno degli esempi più grandi: prende tu Kobe, hai ispirato un’intera generazione di sportivi grazie alle tue parole e alle tue gesta, grazie al tuo modo di concepire lo sport e la vita da professionista, la Mamba Mentality e quello che ne comporta. Il sacrificio, la voglia, il lavoro, la dedizione. Quei concetti e quelli insegnamenti che hai sempre trasmesso durante tutta la tua carriera e dopo di essa. Rimarrai una leggenda vivente, perché, nonostante la tua immensa grandezza in campo, sarebbe riduttivo fermarci solo al Kobe giocatore e non parlare della personalità, dell’ambasciatore, del padre, del mentore Kobe Bryant. Non si costruisce un mito senza partire dall’uomo, dall’animo: come spesso hai detto, le tue più grandi vittorie sono partite da questo, addirittura riscattando parziali sconfitte come quella del 2003. Anzi, è proprio da questi momenti bui che la tua leggenda ha preso forma: il Black Mamba, la fine del #8 e l’inizio del #24. Tornare sul tetto del mondo, dopo anni di dubbi e difficoltà, per due anni consecutivi ha plasmato definitivamente la tua figura nell’Olimpo dei grandissimi del basket mondiale e dello sport, ma ha soprattutto dimostrato a noi e a te stesso quello che hai sempre pensato: che non è finita fin quando c’è fiducia, passione, speranza. L’ardore dei tuoi occhi alla sirena di quella gara-7, l’urlo liberatorio di fronte ai tuoi tifosi rappresentano la passione che spinge ed ispira milioni di fan come noi che spesso imitiamo e ricordiamo le tue gesta al campetto, in ufficio, in classe. Che dire Kobe, è stato un piacere apprendere e accrescere la mia cultura sportiva e la mia personalità guardandoti, ricordandoti e sognandoti. Il tuo operato non sarà mai dimenticato, la tua amata pallacanestro non potrà mai dimenticare uno dei suoi interpreti prediletti. Grazie Kobe, per l’uomo e l’atleta che hai sempre dimostrato di essere!“.

Pierluigi Ninni, redazione YouTube e redazione Approfondimenti, NBAPassion.com

 

“Fa male. Fa tremendamente male. Una notizia che non avremmo mai voluto sentire. Sei venuto meno tu, Kobe: un punto di riferimento sportivo ed umano. Che dire delle tue gesta cestistiche? Ci hai semplicemente ammaliato, estasiato, fatto gioire. Ogni tuo canestro era poesia in movimento, bellezza per gli occhi. Ma non eri solo questo. Eri anche un modello fuori dal campo: una persona squisita ed un padre amorevole. Per questo fa ancora più male sentire che lì con te c’era anche GiGi. Un talento ed una ragazza col sorriso sul volto proprio come il padre. Non c’è altro spazio che per il pianto. Ricorderò sempre col sorriso quando al campetto tra amici provavo a fare (con esiti disastrosi) i tuoi tiri ed i tuoi movimenti. Semplicemente per sentirmi un attimo grandioso e potente come te. La tua etica del lavoro e la tua caparbietà sono state un esempio da seguire (e lo sono ancora) nella vita. Questo non doveva accadere. Delle volte il mondo è un posto troppo crudele. Ciao, Kobe. Sia sempre lode. Sei Eterno”.

Francesco Catalano, redazione News, NBAPassion.com

Kobe Bryant vince l'Oscar

Kobe Bryant premiato con l’Oscar per Dear Basketball

 

“Il mio cammino nel mondo della pallacanestro è iniziato con un poster, una raffigurazione che persiste tutt’oggi nella palestra in cui cerco di modellare il mio gioco seguendo i grandi maestri del mestiere. Le prime volte, non capivo chi fosse questo signore e perché fosse così tanto importante da occupare gran parte della parete. Essendo ancora alla prime armi, decisi di non pormi tante domande su colui che nei seguenti anni avrebbe poi rappresentato un ideale attorno al quale poter scalpellare ed, a mano a mano, erigere il proprio modo di porsi nei confronti della vita.

Con le scarpe malamente allacciate ed una faccia intrisa di paura, muovendo i veri primi passi nel panorama cestistico, notai che alcuni dei miei compagni indossavano una canotta simile a quella raffigurata in foto, i colori, giallo e viola, erano gli stessi, ma riportati seguendo un ordine inverso. In quanto retro della divisa, la corrispondenza era certa: sia il poster che la parte dorsale dei miei giovani amichetti recitavano il cognome ‘Bryant’.

Al termine di questo pomeriggio passato in compagnia della palla a spicchi, intrapresi una serie di ricerche sull’allora Internet Explorer per dare un volto a quel signore dalla carnagione scura che, elevandosi a canestro, emanava un urlo di liberazione e trionfo. 

Senza passare attraverso tutto gli eventuali commendevoli, mi limito a dire che sono bastati pochi attimi, poche immagini o filmati in movimento, per far innamorare un ragazzo come me, all’epoca ancora totalmente incosciente e privo di tutte le emozioni che la pallacanestro porta con sé, a questo magnifico sport che è oggi la mia più grande e passione.

L’eleganza con cui il Mamba eseguiva anche i più ordinari movimenti, una classe infinita e senza eguali, sono solo una minima parte di cosa è per me la figura di Kobe Bryant. Sono la costanza, la dedizione, il non mollare mai, la voglia di vincere, la continua ed ossessiva ricerca di un miglioramento da attuare al proprio gioco, a rendere estremamente singolare Kobe Bryant, identificandolo non solo come un atleta, giocatore, membro di una società, ma piuttosto come un vero agonista degno di portare questo appellativo. 

Il rispetto che lui stesso nutriva nei confronti dei suoi avversari, il quale è stato una componente fondamentale nel creare quest’area di devozione a cui i giocatori NBA di ogni epoca hanno fatto e fanno  riferimento citando il suo nome, è simbolo di una persona dal carattere profondo, la quale ama praticare e condividere la sua passione anche con i propri avversari.

Chiudo questo messaggio destinato a Kobe Bryant ringraziandolo di ciò che ha fatto, ringraziandolo per avermi spalancato le porte di questo magnifico mondo, per avermi donato una serie di emozioni di cui non conoscevo neanche l’esistenza”.

Gabriele Melina, redazione News, NBAPassion.com

Caro Kobe,

oggi è un giorno tristissimo per gli appassionati di basket e per tutti quelli che sono cresciuti guardandoti giocare sul parquet. La tua eleganza farebbe invidia ai migliori pittori rinascimentali, la tua mentalità ha ispirato numerose generazioni e segnato indelebilmente un ventennio della storia del gioco. Il tuo cortometraggio ‘Dear Basketball’ ci ha poi dato l’ennesima conferma di quanto fossi estremamente geniale in ogni campo, non solo quello da basket. Con una fiducia pazzesca nelle tue doti ci hai dimostrato che nulla è impossibile, ci hai fatto sognare ad occhi aperti e toccare il cielo con un dito ad ogni tiro decisivo, ogni schiacciata che spaccava il ferro, ogni canestro ai limiti dell’impossibile, ogni grido di gioia dopo una vittoria. Il mio numero preferito è l’8 e una delle ragioni sei tu: tanti anni fa giocai per la prima volta alla PlayStation 2 a NBA e sceglievo i Lakers per te, oggi piango insieme a tutto il mondo perché nulla sarà più come prima. Quando il cuore piange per ciò che ha perso, l’anima ride per ciò che ha trovato. Grazie per tutto quello che hai fatto, per il gioco e non solo, e per l’inestimabile patrimonio umano che ci hai lasciato.

Rest In Peace, Kobe“.

Dennis Izzo, redazione News, NBAPassion.com

 

Non riesco a crederci. Non riesco a trovare le parole. Ma una cosa la voglio dire: mi hai insegnato che non devi mollare mai, che ti devi sempre migliorare nella vita se vuoi raggiungere grandi risultati. Ambizione, lavoro, determinazione. La tua era e rimarrà una vera e propria filosofia di vita. Sei stato colui che mi ha fatto avvicinare al mondo NBA e del basket. Uno dei migliori in assoluto dal punto di vista tecnico. La tua leggenda vivrà per sempre. Ciao Kobe”.

Daniele Maggio, capo redattore redazione Approfondimenti, NBAPassion.com

 

Eh ma basta, bastaaaaa!”

Flavio Tranquillo, esasperato, in una telecronaca di chissà quanti anni fa dopo l’ennesimo canestro di Kobe Bryant in una partita al Madison Square Garden contro i Knicks“.

Michele Gibin, capo redattore redazione News, NBAPassion.com

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