Se lo sport è stato raccontato in così tante occasioni e modi diversi nella storia della cinematografia (con risultati alterni), è perché possiede una capacità di produrre da sé storie, seconda a nessuno, consegnandole spesso già pronte per essere raccontate.
Eppure nella storia della cinematografia, a un certo punto, è successo qualcosa di inaspettato. Lo spettatore, a un certo punto, ha iniziato a non riconoscersi più in quello che vedeva e nell’uomo che vedeva: spesso così perfetto e così incapace di non vincere alla fine.
E allora che accade? Accade che bravi registi e bravi sceneggiatori hanno capito che affianco a storie di eroi e di vittorie c’era bisogno di raccontare anche storie di persone non così perfette e delle loro sconfitte. Perché la vita, nonostante tu possieda tutte le giuste qualità, non sempre riserva per te un lieto fine. E tu, comunque sia, la prenderai come dev’essere presa. E magari, un giorno, vincerai.
Questo è un breve racconto, attraverso 10 fatti, della storia di Damian Lillard. Un uomo e un giocatore che potrebbe non vincere mai ma che ricoprirà, comunque vada, il ruolo di protagonista.
1. Damian Lillard: O come Oakland
Se nasci a Oakland, in California, spesso la vita può presentarsi leggermente in salita.
Oakland non è una città semplice, soprattutto in alcune zone. Ed è ovviamente in una di queste che Houston Lillard Sr. cerca di crescere i suoi figli, tra cui c’è anche il piccolo Damian. Il suo principale impegno è cercare di tenerlo fuori da alcune brutte situazioni. Cosa che lui, in passato, non era riuscito ad evitare.
“Per quanto riesca a ricordare, mio padre è sempre stato il mio migliore amico”, così è come Lillard Damian risponde quando gli viene chiesto di parlare di suo padre. Ed evidentemente non solo per lui.
Nell’East Oakland, del resto, la disfunzionalità familiare è all’ordine del giorno e diventa abbastanza normale per molti ragazzi considerare Houston Sr. come un amico e un padre acquisito.
Costruire un’infanzia su un certo tipo di valori è la parte centrale per capire l’uomo, e perché no anche il giocatore, che oggi conosciamo.
Per Dame, invece, diventa un monito invece per diventare “quello che tuo padre è stato per te”, sia nei confronti degli altri, sia per la capacità, nonostante tutto, di rimanere abbastanza fuori alcuni tipi di riflettori (a meno che non si parli di musica).
Come ha insegnato papà Houston, sono altri tipi di atteggiamenti a dover essere messi in primo piano.