Con l’avvicinarsi dei playoffs e facendo un breve recap della stagione regolar,e gli Utah Jazz hanno mostrato di saper giocare un buon basket e confermato la loro posizione di squadra sottovalutata e tosta da affrontare nella postseason.Quin Snyder ha saputo bilanciare benissimo la difesa guidata dal due volte defensive player of the year Rudy Gobert, e l’attacco portato avanti da un fenomenale Donovan Mitchell accompagnato da uno specialista che è Bojan Bogdanovic.
Pur avendo una serie di quattro sconfitte consecuitive, la squadra continua ad avere un record positivo di 38-22 .Anche grazie ad una striscia di dieci partite vinte tra il 26 dicembre ed il 14 gennaio, dove la squadra si è imposta anche su due squadre di grande caratura come i Portland Trail Blazers e i Los Angeles Clippers.In pratica la squadra dopo un inizio altalenante fatta di vittorie e altrettante sconfitte ha iniziato a girare al meglio, anche grazie alle mosse sul mercato a stagione in corso del general manager Justin Zanik.L’apporto maggiore viene dato dal neo acquisito Jordan Clarckson che oltre a portare punti dalla panchina fa recuperare minuti importanti a Mitchell , in modo tale da farlo essere più lucido nei momenti decisivi in campo e portarlo a prendere scelte migliori e non forzate.
Utah Jazz, i fattori del reparto offensivo
L’attacco degli Utah Jazz è in continuo crescendo anche grazie a molti giocatori che possono coprire tanti ruoli, e soprattutto che possiedono un ottimo tiro da dietro l’arco. Due esempi di questo incremento di percentuali dal tiro da 3 e ovviamente del miglioramento dell’attacco in generale, sono Joe Ingles e Royce O’Neale.
L’australiano da quando è stato inserito nel quintetto ha dimostrato di essere il perfetto giocatore da sistema. Ingles, per rendere al meglio, ha bisogno di avere vicino giocatori di buona qualità che giocano di squadra senza cercare troppi isolamenti e giocate gloriose, in questo modo può mostrare anche le sue doti da passatore oltre che da tiratore.Non a caso con 5.2 assist di media è il miglior assistman della squadra di Salt Lake City.
Per quanto riguarda l’ala Royce O’Neale, oltre che un gran difensore è un affidabile tiratore da tre (40%), specialmente dall’angolo. Sconosciuto per molti ma fondamentale in questo momento per il gioco degli Utah Jazz, con i suoi ben 29 minuti a gara apporta un significativo contributo alla squadra.Soprattutto ai compagni che penetrando magari non riescono a concludere a canestro e hanno bisogno di scaricare la palla negli angoli.
Un esempio di come l’ala proveniente da Killeen (Texas), sia sempre un ottima scelta per i compagni dove scaricare la palla nelle penetrazioni.
Un altro aspetto fondamentale dell’attacco degli Utah Jazz è il pick and roll, soprattutto quello centrale è fortemente proposto da coach Snyder. I maggiori interpreti di questo schema sono ovviamente il centro Rudy Gobert e Mitchell, ma a giro anche Bogdanovic, ingles e Mike Conley in gran parte prima che si infortunasse insieme a Mitchell era il primo ‘handler’ .Il centro francese ovviamente è ben predisposto per i giochi a due, ma l’unica pecca è che non ha un tiro affidabile e quindi dopo il blocco tende a puntare sempre il canestro aspettando un passaggio dal portatore di palla. Gobert porta tanti punti per la squadra in queste situazioni, tuttavia quando le difese chiudono lo spazio per andare a canestro il portatore di palla viene costretto a prendersi spesso un tiro dalla media o un floater ed è li che in questa stagione gli attaccanti di Utah ogni tanto peccano.
Anche se non al 100% efficace come schema è comunque un ottimo modo per i Jazz di cercare il canestro, dato che Gobert ovvero il giocatore che più porta punti da questo schema ha una media di 15.4 a partita tirando col 69.6%. Anche Mitchell riesce a sfruttare tanto il pick and roll, grazie alla sua agilità e al suo discreto tiro da fuori produce tanti punti arrivando a canestro anche con i layup e le schiacciate.
Il pick and roll degli Utah Jazz è comunque efficace, soprattutto in occasione della sfida contro i Clippers.
Altro aspetto fondamentale dell’attacco dei Jazz sono i nuovi innesti, ovvero Bojan Bogdanovic, Mike Conley e Jordan Clarckson. Il croato su tutti sembra essersi inserito al meglio negli schemi offensivi pensati da Snyder, grazie al suo talento è riuscito a dividersi le chiavi dell’attacco con Mitchell e portare numeri importanti (20.5 punti, 4.2 rimbalzi e 2.1 assist) pur essendo alla sua prima stagione alla corte degli Utah Jazz.
Invece per quanto riguarda gli altri due, Clarkson ha il ruolo fondamentale di portare punti dalla panchina quando Mitchell ha il bisogno di rifiatare un attimo. Ruolo che gli riesce benissimo.Conley è la classica point guard che con esperienza ha il compito di organizzare l’attacco nel migliore dei modi, facendo circolare il pallone e chiamando i giochi per se o i compagni.
La difesa
La difesa di Utah è meno efficace rispetto alle passate stagioni, fatto forse dovuto anche all’addio di Derrick Favors.L’assenza di un giocatore di spessore sotto canestro oltre Gobert si sente.Quando il francese si ritrova a marcare un lungo che tira dalla distanza l’area rimane sguarnita, e da lì nascono i problemi in difesa dovuti dai rimbalzi offensivi concessi agli avversari e dai giocatori che non hanno una predisposizione come stoppatori.
Ma oltre questi problemi la squadra comunque in molte partite riesce a tenere anche grazie al lavoro di coach Snyder, ma il fattore fondamentale è il due volte difensore dell’anno Gobert. Conosciuto come uno dei migliori rim protector della NBA, e con la media di 2 stoppate a partita è diventato un ostacolo da superare per le squadre avversarie. Anche se la difesa di Utah ogni tanto vacilla lui riesce a tenerla in piedi da solo anche nei momenti più delicati della partita, e in questa stagione come in quelle passate, con questa attitudine difensiva, è ancora una volta uno dei papabili candidati per il DPOY.
Senza dubbio Gobert è il pilastro difensivo della squadra.
Gobert è in grado di saper fare tutto nella propria metà campo: dalla corsa per andare a proteggere il ferro in contropiede, alla stoppata a difesa schierata fino ai fondamentali intercetti compiuti grazie alle sue lunghe leve.
Insomma, anche se la squadra questa stagione è stata costruita per eccellere in attacco, coach Snyder può stare certo che in difesa grazie al muro Gobert non avranno tanti problemi.
Conclusione
Trovare Utah a quasi due mesi della fine della regular season al quinto posto nella Western Conference con un record simile, è qualcosa che ci si aspettava .Forse al massimo gli speranzosi pensavano fosse una squadra costruita per i primi posti ma contando le corazzate che ci sono ad ovest (Lakers, Clippers, Nuggets) il quinto posto non è per niente un cattivo risultato.
Dobbiamo ricordarci anche che ancora ci sono un pò di partite per scalare qualche posto in classifica e dimostrare che la squadra guidata da Quin Snyder classificata come underdog ha tutte le carte in regola per essere una mina vagante nei prossimi playoffs.
NB: le statistiche utilizzate nell’articolo fanno fede alla data di pubblicazione dello stesso.