La prima stagione di Zion Williamson, prima scelta assoluta del 2019, ai New Orleans Pelicans non è stata tra le più rosee. L’infortunio gli ha fatto saltare le prime 30 partite e, dopo il suo rientro, ci ha pensato la pandemia ha ridurre la sua stagione a soli 24 match giocati. Nonostante ciò è riuscito comunque a mostrare sprazzi di talento e a chiudere al secondo posto per il premio di ROTY (vinto da Ja Morant). Quest’anno, insieme a Brandon Ingram, è chiamato a prendere per mano i Pels e portarli a lottare per un posto nelle prime otto squadre a Ovest. Scopriamo tutto nella preview 2020/2021.
I movimenti nella off-season
Partiamo dal draft, che nella scorsa stagione aveva portato un’ala e un lungo come Zion Williamson e Jaxon Hayes in top 10 e la guardia Nickeil Alexander-Walker con la 17esima assoluta. Quest’anno, nonostante ben quattro scelte in loro possesso, i Pelicans escono dal draft con un solo prospetto, vista la cessione durante e post draft delle altre tre scelte. La chiamata al primo round della franchigia della Louisiana è stato il sophomore in uscita da Alabama Kira Lewis Jr., preso alla 23esima pick. L’ex Crimson Tide si va ad aggiungere all’ampio reparto (forse anche troppo affollato) di point-guard della squadra del neo coach Stan Van Gundy.
Nonostante abbia solo 19 anni è un giocatore molto abile nel portare palla e con una rapida esecuzione di tiro. Importante per Lewis sarà mettere su massa muscolare per poter sostenere i contatti fisici, ma il ragazzo potrebbe dare fin da subito un buon contributo in uscita dalla panchina. Solo il tempo ci dirà se il ragazzo scalerà le gerarchie e diventerà la point guard titolare dei Pelicans oppure si confermerà il backup di Bledsoe e Ball (o Alexander-Walker?).
Nella free agency la grande notizia è il rinnovo al massimo salariale per Brandon Ingram, il quale guadagnerà 158 milioni di dollari in 5 anni (che con i bonus potrebbe arrivare fino 195). La seconda grande trattativa, questa volta non un grande notizia per i tifosi dei Pels, è la trade che ha portato Jrue Holiday ai Bucks nello scambio che ha coinvolto quattro squadre (oltre alle due già citate anche OKC e Denver Nuggets). Da New Orleans sono partiti Zylan Cheatham, Josh Gray, Darius Miller e Kenrich Williams in direzione Oklahoma, mentre Holiday e la scelta numero 60, Sam Merrill, hanno preso la strada per il Wisconsin. In Louisiana, invece, sono arrivati il lungo Steven Adams (da OKC), il giocatore che probabilmente prenderà il posto di Holiday, Eric Bledsoe, due scelte future al primo giro e il diritto di scambiare altre due scelte prime pick (da Milwaukee).
A chiudere gli addii da New Orleans ci sono quelli di Derrick Favors, il quale è tornato agli Utah Jazz firmando un triennale da 27 milioni, e di Jahlil Okafor, che invece ha messo nero su bianco su un contratto biennale da 2 milioni l’anno con i Detroit Pistons. Oltre a Ingram, a rinnovare sono stati il neo acquisto Adams (che ha esteso il contratto per altri due anni per 35 milioni di dollari), l’ex Charlotte Hornets Willy Hernangomez (che ha firmato per un anno al minimo) e Sindarius Thornwell che ha trovato il rinnovo al minimo salariale come Wenyen Gabriel (che l’anno scorso ha giocato per Kings e Blazers). Mentre i due two way contract di quest’anno saranno l’undrafted in uscita da Xavier University Naij Marshall, e l’ex centro dei Brisbane Bullets Will Magnay.
Pelicans preview 2020/2021: il gioco
Partiamo col mettere giù un possibile quintetto di partenza. L’idea di coach Van Gundy potrebbe essere quella di far giocare insieme Lonzo Ball ed Eric Bledsoe, il primo nello spot di point guard e il secondo da guardia, come ali potrebbero essere provati Zion Williams, Brandon Ingram e il centro sarà Steven Adams. Dalla panchina invece avranno minuti importanti Nickeil Alexander-Walker, Kira Lewis e JJ Redick, come ali Josh Hart e Nicolò Melli e sotto canestro Jaxon Hayes e Willy Hernangomez.
Analizzando il possibile quintetto salta subito all’occhio la mancanza di uno specialista da 3. Bledsoe viene da una delle peggiori stagioni al tiro (34% in regular season e 29% ai playoffs), Williamson ha uno scarso gioco perimetrale, mentre Adams non ne ha proprio. I tre preferiscono concludere nel pitturato che rischierà di essere particolarmente intasato. Importante sarebbe per i Pels se Zion riuscisse a costruire un tiro dalla distanza affidabile (la scorsa stagione ha chiuso si con il 43% da oltre l’arco, ma su soli 14 tentativi). Gli altri due hanno un feeling maggiore con la lunga distanza, ma la meccanica di tiro di Ball e lo stile di gioco di Ingram non danno certezze. Fondamentale sarà l’apporto dei giocatori in uscita dalla panchina (Redick e Melli su tutti).
Opzione che sicuramente prenderanno in considerazione a New Orleans è quella di giocare con lo small ball nei minuti che Adamas e Ingram passeranno in panchina, schierando Zion da 4 e l’azzurro da 5. L’anno scorso, nelle poche partite giocate dalla scelta numero 1 del 2019, il quintetto piccolo con l’inserimento di un altro tiratore si è rivelato non semplice da difendere. Questo perché Melli spaziandosi sul perimetro (come il neozelandese non sa fare) libera l’area a Williamson. Allora devi decidere se accettare l’uno vs uno nel pitturato con l’ex Duke, oppure raddoppiare su di lui e lasciare libero dall’arco dei tre punti un tiratore dei Pelicans.
I Pelicans sfrutteranno tutta l’esplosività di Zion.
L’asso della manica di coach Van Gundy è l’ex Clippers e Sixers JJ Redick. Il 36enne potrebbe essere il jolly da inserire nello starting five a stagione in corso se le cose non andassero bene. Redick è una shooting guard specialista del tiro dalla lunga distanza (l’anno scorso ha chiuso con il 45.3% da oltre l’arco, mentre in carriera viaggia con il 41.6%). A fare le spese dovrebbe essere Eric Bledsoe. L’ex Bucks è meno ragioniere del maggiore dei fratelli Ball e anche meno propenso all’assist quindi, nel caso di un cambiamento di quintetto, lui sarebbe rilegato al ruolo di sesto uomo e guiderebbe la second unit.
Con l’addio di Favors e l’arrivo di Adams aumenteranno le azioni in pick and roll. L’australiano e uno dei migliori bloccanti della lega, un muro di marmo quando piazza il blocco. Il più volte citato Redick, amante del tiro in catch and shoot uscendo dai blocchi, l’anno scorso ha un poco faticato in questo fondamentale per la mancanza di un giocatore come l’ex Thunder. Adams potrebbe essere anche un ottimo mentore per un centro promettente, ma ancora fisicamente acerbo, come Hayes. L’ex Texas è un lungo più atletico ed esplosivo di Adams, ma che quando c’è da portare blocchi o da fare taglia fuori lascia ancora a desiderare.
Redick e la sua rapidità nell’esecuzione in uscita dai blocchi.
In fase difensiva Ball e Bledsoe sono due guardie ben piazzate fisicamente, che in marcatura sul uomo se la sanno cavare, ma che negli schemi di squadra possono soffrire (soprattutto Bledsoe spesso si perde o rimane indietro nelle rotazioni). Anche le ali, Ingram e Zion, soffrono pesantemente nella loro metà campo, ma la presenza di Adams sotto canestro fa sicuramente dormire sogni più tranquilli almeno nella protezione nel ferro (anche se da solo non può bastare). Dalla panchina anche c’è poca qualità difensiva. Melli, Hart e Hernangomez sono i giocatori migliori tra quelli che entreranno a partita in corso, ma nessuno è uno specialista.
Fondamentale, viste le carenze dei singoli, sarà mettere in piedi una buona difesa di squadra, che sappia coprire nascondere i giocatori meno qualitativi nella loro metà campo e che sappia valorizzare chi è più propenso. Possibile che i Pelicans giocheranno tanto con la difesa a uomo cercando di puntare sulla grande fisicità dei giocatori a roster. L’obiettivo potrebbe essere levare agli avversari il tiro dalla distanza e portarli sotto il canestro, dove la squadra di New Orleans ha lunghi assai difficili da superare (e il rischio della stoppata è sempre dietro l’angolo).
Hayes può dare una mano quando servirà proteggere il ferro.
Un potenziale fattore: Brandon Ingram
Gran parte delle fortune recenti dei Pelicans passeranno da Brandon Ingram. Dopo tre stagioni più deludenti che esaltanti ai Lakers, culminate come pedina di scambio per far approdare a LA Anthony Davis, ai Pelicans si è visto un nuovo Ingram. Il nativo della North Carolina ha finalmente mostrato quel talento che gli scout tanto lodavano quando è arrivato in NBA, ma che fino all’anno scorso aveva fatto vedere solo ha sprazzi.
I dubbi sull’ex Duke, però, non sono svaniti del tutto. Nonostante il rinnovo al massimo offertogli dai Pels, in molti non sono convinti che il vincitore del premio di MIP 2019/2020 possa ripete l’annata appena conclusa. Ingram, l’anno scorso, ha giocato 62 delle 72 partite giocate della squadra di New Orleans per media di 34 minuti, 23.8 punti, 6.1 rimbalzi, 4.3 assist, 1 rubata e 0.6 stoppate. Il tutto tirando con il 39% da 3 (con 6.4 tentativi a partita) e il 46% dal campo. I numeri sono impressionanti e se si confermasse, magari diventando un po’ più clutch con il tempo, sarebbe davvero una risorsa importante per i Pelicans.
Gli scettici, però, non hanno tutti i torti. In molti giocatori fanno grandi stagioni nel contract year e poi si siedono sugli allori, calando drasticamente il risultato (la storia è piena di esempi). I dubbi su Ingram sono giustificati, quindi, dalla mancanza di continuità (e spesso di voglia) che ha mostrato nelle precedenti stagioni NBA. In più, l’ala 23enne ha fatto quella grande stagione in una squadra con poca pressione, scarsi obiettivi e tanta libertà di sbagliare. Ora, con l’arrivo di Adams, il rientro di Williamson e il cambio di coach, la società ha fatto capire che è ora di puntare a risultati migliori del 13esimo posto a Ovest.
Importante sarà capire se Ingram potrà essere la prima stella (in attesa della maturazione di Zion) capace di trascinare la squadra e capace di chiudere le partite da solo. Oppure se sarà ‘solamente’ un secondo/terzo violino (e allora il contratto diventerebbe esagerato).
Pelicans preview 2020/2021: le aspettative stagionali
La lotta per i playoffs, a Ovest, è decisamente più agguerrita che a Est con un maggior numero di squadre con le carte in regolare per arrivarci. Delle otto che l’anno scorso hanno centrato la post-season solo i Thunder sembrano non poter replicare. Però, alle altre 7, si aggiungono i Phoenix Suns del neo-acquisto Chris Paul, i Minnesota Timberwolves della coppia Towns-Russell e della prima scelta dell’ultimo draft Anthony Edwards, i Golden State Warriors che ritrovano Steph Curry, ma ancora orfani di Klay Thompson, i San Antonio Spurs di Gregg Popovich, i Sacramento Kings degli eterni incompiuti e i Memphis Grizzlies dei giovani.
Questa eccessiva competizione renderà difficile centrare l’obiettivo playoffs per i Pelicans. La franchigia della Louisiana deve cercare di rimanere in lotta fino alla fine. La squadra è molto giovane e forse ancora incompleta, ma se non ce la faranno in questa stagione, entro la prossima i Pels devono tornare ai playoffs. Ingram sarà l’ago della bilancia tra una mediocre stagione e una buona, ma tanto passerà anche dalle prestazioni di Zion. La prima scelta del draft del 2019, dopo aver giocato poco l’anno scorso, deve mostrare di essere quel talento generazione che tutti pensano che possa diventare.
Williamson, Ingram, Ball, Hayes e Lewis sono i noi principali per il futuro della franchigia, ma la squadra (per crescere) ha bisogno di iniziare a fare esperienza di post-season e non fermarsi alle canoniche 82 partite di stagione regolare (che quest’anno saranno 72).