I Los Angeles Clippers prima della trade deadline hanno fatto la mossa che dovevano fare: Rajon Rondo era l’ingranaggio che mancava in quel gruppo. Quello serviva e quello è arrivato. Senza tanti fuochi d’artificio o mosse pirotecniche i Clippers possono dirsi una delle squadre vincitrici di questa trade deadline.
Dopo l’anello vinto ad ottobre coi Lakers, sembrava che l’ex Celtics dovesse passare dall’altra parte della città losangelina già durante la scorsa free agency. A sorpresa, però, è volato ad Atlanta sposando un progetto nuovo ed interessante nel ruolo di veterano; facendo, quindi, un po’ lo stesso percorso che ha portato anche il nostro Danilo Gallinari in Georgia.
I due veterani avevano appunto il compito di portare esperienza e leadership ad un gruppo giovane che aveva bisogno di alcune guide carismatiche all’interno dello spogliatoio. Tuttavia, sia Rondo che Gallinari hanno fatto fatica a trovare spazio in squadra soprattutto durante la disastrosa gestione di Lloyd Pierce. Poi, giusto poco tempo fa è arrivato coach Nate McMillan che ha sistemato la squadra imprimendo subito un’identità di gioco e siglando otto convincenti vittorie consecutive. Gallinari è riuscito ad inserirsi bene in questo nuovo corso degli Hawks, mentre Rondo è sembrato ancora con la testa altrove. E infatti, il suo soggiorno in Georgia è già finito.
Ecco perché Rondo si inserisce alla perfezione nel gioco dei Clippers
Lo diciamo dall’anno scorso. Ai Clippers, anche e soprattutto in ottica titolo, mancava un giocatore che riuscisse a creare qualcosa in palleggio e in fase di playmaking: qualcuno che dirigesse la squadra e che mettesse ordine nell’impostazione. Giocare con Patrick Beverley in quintetto come point guard ovviamente non ti garantisce tutto questo: Beverley è uno dei difensori migliori della lega, ma il playmaking non è il suo mestiere. Poi, c’era Lou Williams: il pluripremiato ‘sesto uomo dell’anno‘ ha raggiunto le 35 primavere e, con le sempre più insistenti voci di ritiro a fine stagione, gli stimoli non sono più tanti. Dopo l’addio in free agency del fedele compagno Montrezl Harrell, poi, la sua efficacia offensiva è calata qualitativamente.
Per di più, in questa stagione Williams è sembrato l’unico pesce fuor d’acqua della squadra di coach Tyronn Lue. Quelli che erano stati indicati come i responsabili della disfatta dell’anno scorso (Doc Rivers, Harrell e lo stesso Williams) erano tutti partiti, tranne lui. Sembrava, quindi, quasi un esiliato in casa e dalla panchina non riusciva più a dare quella scossa che aveva assicurato negli anni passati. La scelta di scambiarlo per arrivare a Rondo quindi è doppiamente giusta: in primo luogo per rinvigorire lo spogliatoio dalle ultime scorie riguardo la scorsa stagione e poi per migliorare concettualmente il roster togliendo il superfluo ed aggiungendo il necessario.
Rajon Rondo infatti porterà tutto quello che serviva ai Clippers: playmaking, leadership, capacità di gestione, gioco più fluido, soluzioni offensive diverse rispetto agli isolamenti di Leonard e George e una voce in più nello spogliatoio. Per non parlare di come si trasforma nei playoffs…
Qualcuno (forse invidioso) potrebbe dire che ormai Rondo, dopo gli ottimi playoffs passati, non abbia più molto da dare. Può essere, ma lo scopriremo solo vivendo come diceva un noto cantautore. La cosa certa è che i Clippers hanno fatto quello che dovevano fare piazzando il colpo giusto lì dove serviva. Non dovremmo sorprenderci se ora, dopo una stagione comunque positiva ma con qualche scivolone di troppo, i Clippers ingranassero una marcia in più per puntare (perché no? visto il momento difficile che stanno vivendo i Lakers) al primo posto della Western Conference.